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Nov 11, 2019 Marco Schiaffino In evidenza, News, RSS, Scenario 0
Da anni rappresenta uno strumento formidabile per affittare un appartamento online spendendo relativamente poco. Airbnb, però, è diventata recentemente terreno di caccia per abili truffatori che sfruttano alcune lacune del sistema di affitto online.
Le truffe, come viene spiegato in un lungo articolo pubblicato su Vice, seguono uno schema piuttosto ingegnoso. Tutto comincia con la pubblicazione su Airbnb di un annuncio per un appartamento apparentemente splendido, collocato in una posizione ideale per visitare la città e disponibile a un prezzo decisamente attraente.
C’è un solo difetto: l’appartamento non esiste. Anzi: lo stesso appartamento (o per lo meno la sua descrizione e le fotografie, magari con qualche variante apportata con Photoshop) spesso appare essere disponibile in più città. Insomma: si tratta chiaramente di truffe.
Difficile, però, che i visitatori del sito possano accorgersene. Di solito, infatti, le ricerche vengono fatte usando come parola chiave la città che si vuole usare e, se l’appartamento risulta essere messo a disposizione da host diversi, anche altri tipi di ricerche sono inutili per individuare la presenza del “clone”.
Tanto più che l’uso di immagini diverse impedisce anche ai sistemi di intelligenza artificiale di rilevare qualcosa di strano negli annunci.
Teoricamente, mettere in affitto su Aribnb un appartamento che non esiste è un trucco che non può funzionare. In casi del genere, infatti, la piattaforma prevede il rimborso totale di quanto pagato dall’utente e la cacciata dell’host. Le cose cambiano, però, se ospite e host si accordano per l’affitto di un appartamento diverso. Qui le cose si fanno più sfumate e i truffatori hanno trovato il modo di approfittarsene.
La tecnica è quella di contattare l’ospite quando è già arrivato in città, pochi minuti prima dell’orario previsto per il check in, per comunicare che l’appartamento prenotato non è disponibile. Di solito i truffatori accampano scuse come guasti o allagamenti, scusandosi e proponendo di fornire un altro alloggio.
La vittima si trova in una situazione decisamente scomoda: meglio rinunciare all’appartamento per avere un rimborso pieno e andare in contro all’esborso per soggiornare in un hotel (spendendo magari il doppio o il triplo di quanto preventivato) o fidarsi dell’host e accettare la nuova sistemazione?
Molti scelgono la seconda opzione, finendo così in trappola. Il nuovo appartamento, manco a dirlo, di solito una stamberga collocata in una zona della città che non ha niente a che fare con quella promessa.
Teoricamente un cambiamento del genere potrebbe essere gestito attraverso la funzione di modifica della prenotazione, che permette anche di prevedere un rimborso. Contrattare la modifica in una situazione del genere, però, non è facile ed è ovvio che in questo caso l’host ha il coltello dalla parte del manico.
Ma c’è di peggio: in qualche caso la nuova sistemazione è solo temporanea e l’ospite è costretto a lasciare il nuovo appartamento il giorno dopo. È quello che è successo all’autore dell’articolo che abbiamo citato, che spiega anche la ragione per cui i truffatori agiscono in questo modo.
Se l’ospite passa almeno una notte in un alloggio dell’host, il rimborso previsto da Airbnb è solo parziale. Nel caso citato da Allie Conti, autrice dell’articolo di Vice, il rimborso ha coperto solo 399 dollari degli oltre 1.200 che aveva pagato per la prenotazione.
Ora Airbnb sembra aver deciso di prendere provvedimenti attraverso un sistema di “garanzia” che permetterebbe di accedere a un alloggio dello stesso livello tra quelli proposti dalla piattaforma nella stessa città e, se questo non fosse possibile, rimborsare al 100% la spesa anche soltanto se l’annuncio in questione non “incontra gli standard di accuratezza” di Airbnb.
La piattaforma ha anche annunciato di voler avviare un’operazione di verifica di tutti gli annunci e gli host entro dicembre 2020. Un obiettivo decisamente ambizioso: sul sito ci sono circa 6 milioni di annunci e 650.000 host registrati.
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