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Set 06, 2019 Marco Schiaffino In evidenza, Leaks, News, RSS, Vulnerabilità 0
La saga dei leak su Internet provocati da server “dimenticati” online senza alcuna protezione continua con un nuovo capitolo. Questa volta le vittime sono 419 milioni di utenti Facebook, i cui numeri di telefono sono rimasti a disposizione di chiunque fino a ieri.
A individuare il server è stato Sanyam Jain, un ricercatore che fa parte della GDI Foundation. Come riporta in un articolo TechCrunch, che è stata contatta da Jain, buona parte degli utenti coinvolti (133 milioni) sono residenti negli Stati Uniti, 18 milioni nel Regno Unito e quasi 50 milioni in Vietnam.
Nel dettaglio, il database contiene per buona parte un elenco di numeri di telefono associati a utenti Facebook registrati attraverso il loro ID (il numero univoco che identifica ogni iscritto al social network – ndr) e di conseguenza facilmente individuabili.
Arrivare a nome e cognome dell’utente partendo dall’ID, infatti, è facilissimo. In alcuni casi, però, nei record del database sono riportati direttamente anche nome e nazionalità.
Il leak potrebbe avere conseguenze decisamente pesanti. Conoscendo il numero di telefono degli utenti, per lo più associato al profilo Facebook, un pirata informatico potrebbe infatti organizzare attacchi di phishing o utilizzare la tecnica del “SIM swapping” per violarne gli account.
Difficile capire da dove sia saltato fuori il database. Il ricercatore che l’ha scovato, infatti, non è riuscito a risalire al proprietario del server ed è riuscito a farlo mettere offline solo attraverso la società che si occupava dell’hosting.
Stando alle dichiarazioni di Facebook, dovrebbe risalire almeno a prima di un anno fa, quando Facebook ha modificato le sue policy sulla privacy cancellando la possibilità di utilizzare il numero di telefono per rintracciare i contatti su Facebook.
La vicenda, però, accende nuovamente i riflettori sul problema del controllo dei dati che vengono raccolti attraverso il social network di Mark Zuckerberg.
Come emerso nel caso Cambridge Analytica, appare evidente come le capacità di intervento della stessa Facebook sull’uso che viene fatto delle informazioni sugli utenti siano estremamente ridotte e si limitino, in buona sostanza, alla speranza che i vari partner e clienti si attengano in maniera scrupolosa alle policy imposte dall’azienda californiana.
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