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Gen 12, 2017 Marco Schiaffino News, Phishing, RSS 0
Il fenomeno del phishing ha raggiunto livelli impressionanti e chiunque abbia un account email ha ormai fatto l’abitudine a diffidare delle decine di email truffaldine che ogni giorno intasano la casella di posta.
Nella maggior parte dei casi (per fortuna) si tratta di messaggi improbabili, scritti in maniera approssimativa e per nulla credibili.
Anche nel phishing, però, esistono le eccezioni. È il caso della recente campagna che ha preso di mira gli utenti del popolare servizio streaming Netflix.
Il vettore di attacco è quello consueto: un’email apparentemente proveniente da Netlifx richiede un aggiornamento dei dati personali. Il collegamento all’interno del messaggio, però, conduce a una pagina Web del tutto simile a quella del servizio di video streaming, ma controllata dai pirati.
L’obiettivo dei truffatori, come al solito, è quello di ottenere le informazioni personali e i dati delle carte di credito delle vittime.
Come spiegato in un report da Mohammed Mohsin Dalla di FireEye, gli autori della truffa si sono dimostrati estremamente meticolosi, utilizzando elementi grafici estremamente credibili e alcuni accorgimenti che gli hanno permesso di viaggiare “sotto i radar” per un certo periodo di tempo.
Per evitare di essere inclusi nell’elenco dei siti di phishing, i cyber-criminali hanno crittografato con AES il contenuto della pagina Web, in modo che non potesse essere analizzata e sfuggisse così ai filtri anti-phishing.
Non solo: gli autori della truffa si sono anche preoccupati di fare in modo che i siti di phishing non fossero raggiungibili dagli utenti che utilizzano alcuni DNS (Google e PhishTank) che avrebbero segnalato automaticamente il sito come pericoloso.
L’unico errore commesso dai pirati è stato quello di essere troppo ingordi. Oltre ai “normali” dati relativi al pagamento, infatti, nel modulo hanno inserito la richiesta del 3D Secure Code di VISA e, soprattutto, del Social Security Number (l’equivalente USA del nostro codice fiscale) degli utenti.
Qualcosa, insomma, che Netflix non avrebbe mai chiesto e che ha insospettito alcune delle potenziali vittime, permettendo ai ricercatori di scoprire la truffa.
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