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Lug 14, 2020 Marco Schiaffino In evidenza, News, RSS, Vulnerabilità 0
Allarme rosso per una vulnerabilità nei sistemi SAP che potrebbe avere conseguenze devastanti. La falla di sicurezza, segnalata dalla stessa azienda in concomitanza con il rilascio degli aggiornamenti di luglio, interesserebbe 40.000 aziende.
Il bug (CVE-2020-6287) è stato battezzato con il nome di RECON (Remotely Exploitable Code On NetWeaver) e permetterebbe a un pirata informatico di avere accesso pressoché completo ai sistemi ERP degli utenti SAP vulnerabili. Non stupisce, quindi, che il livello di pericolosità sia stato indicato come massimo, con uno score di 10 su 10.
A preoccupare, soprattutto, è il fatto che un attacco a segno consentirebbe a un cyber criminale di accedere (e potenzialmente cancellare o modificare) informazioni particolarmente sensibili, come quelle relative al settore finanziario e amministrativo. Insomma: un’ondata di attacchi che dovesse sfruttare RECON potrebbe risolversi in un vero disastro.
La vulnerabilità riguarda le versioni di SAP NetWeaver Java dalla 7.30 alla 7.50 e permetterebbe l’esecuzione di codice in remoto sui sistemi aziendali.
Il report di sicurezza pubblicato da Onapsis non fornisce particolari dettagli tecnici e si concentra, piuttosto, sul possibile impatto della vulnerabilità. Fortunatamente non risulta alcun PoC (Proof of Concept) o exploit in grado di sfruttare il bug.
Come accade sempre in questi casi, adesso si apre una corsa contro il tempo per l’aggiornamento dei sistemi, che in questo caso pone problemi notevoli. Quando si parla di SAP, infatti, ci si riferisce a servizi considerati “critici” e che devono essere sempre disponibili.
L’update di software di questo genere, di solito, richiede qualche tempo per le verifiche di compatibilità che gli amministratori IT richiedono per garantire la business continuity.
Insomma: tutta la vicenda mette gli operatori del settore di fronte a un dilemma: forzare l’aggiornamento sperando che vada tutto bene o esporsi al rischio di un attacco? Gli esperti consigliano caldamente di bruciare i tempi almeno per quelle aziende che hanno sistemi esposti su Internet (stimati in circa 2.500) che corrono i rischi maggiori.
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