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Giu 04, 2018 Marco Schiaffino Apt, Attacchi, Malware, Minacce, News, RSS 1
Dopo l’azione portata a termine dal Federal Bureau of Investigation che lo scorso 24 maggio ha sequestrato i server usati per controllare la gigantesca botnet composta da più di 500.000 dispositivi infetti, VPNFilter torna a far parlare di sé.
Il malware, individuato dai ricercatori di Talos qualche tempo fa, è diventato una priorità per le forze di polizia quando le indagini hanno rivelato che la botnet aveva una precisa distribuzione geografica concentrata in Ucraina.
Un indizio, questo, che secondo l’FBI (molto più sbrigativa nelle attribuzioni rispetto a quanto lo siano in genere i ricercatori di sicurezza) ha portato a considerare VPNFilter come un “malware di stato” diffuso e controllato dal solito APT28 (conosciuto anche come Fancy Bear) su ordine dei servizi segreti russi.
Di qui la scelta di passare a un intervento immediato, anche perché il calendario proponeva un paio di date “sensibili” come la finale di Champions League che si sarebbe giocata a Kiev lo scorso 26 maggio e la festa nazionale ucraina che cade il 27 giugno.
A distanza di un paio di settimane sembra però che i pirati siano tornati in azione. Stando a quanto riporta la società di sicurezza JASK in un report, qualcuno sta eseguendo una scansione a tappeto sul territorio ucraino.
L’obiettivo questa volta sarebbe la porta 2.000, che secondo i ricercatori indicherebbe la volontà di attaccare i router Mikrotik (già presi di mira nella campagna precedente – ndr) sfruttando una vulnerabilità che, evidentemente, i pirati sperano non sia stata corretta su molti dispositivi applicando il relativo aggiornamento.
I ricercatori di JASK, decisamente più cauti rispetto ai federali statunitensi nell’attribuire l’attacco ad APT28, si limitano a segnalare che la distribuzione geografica a il modus operandi dei cyber-criminali corrispondono a quelli che hanno caratterizzato il primo attacco di VPNFilter.
Se le speculazioni riguardo un possibile attacco il prossimo 27 giugno dovessero corrispondere a verità (era già successo con NotPetya) questo significa che rimangono poco più di 20 giorni per bloccare la diffusione del malware.
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