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Mag 14, 2018 Marco Schiaffino News, Vulnerabilità 0
Altri guai per Electron, la piattaforma per lo sviluppo di software utilizzata per creare popolari applicazioni come Skype, GitHub Desktop, WaveBox, WhatsApp, Signal, Discord e WordPress.com.
Dopo il caso emerso a gennaio (ne abbiamo parlato in questo articolo) ora salta fuori un’altra vulnerabilità che potrebbe interessare centinaia di applicazioni create con il framework, che molti sviluppatori hanno adottato per la facilità con cui consente di creare versioni per PC di applicazioni HTML, JS e CSS.
La vulnerabilità affonda le sue radici nelle API di Node.js, una piattaforma che può essere usata in “collaborazione” con Electron. Le API di NOde.js, però, hanno un livello di accesso alle funzionalità del sistema operativo sottostante molto più profondo, che è estremamente rischioso lasciare “aperte” ad app create con HTML o JS, che per loro natura hanno un livello di sicurezza inferiore alle applicazioni classiche e dovrebbero essere maggiormente isolate dal sistema.
Per evitare che qualcuno possa approfittarne, infatti, i programmatori che hanno creato Electron hanno impostato la piattaforma in modo che escluda l’utilizzo delle API in questione, attraverso l’opzione “nodeIntegration: false”.
Secondo Brendan Scarvell, un ricercatore di Trustwave che ha segnalato la vulnerabilità in questo report, esiste un modo per modificare l’impostazione e fare in modo che l’applicazione abbia accesso alle API e ai moduli di Node.js.
L’attacco, nel dettaglio, può essere portato attraverso Cross Site Scripting o XSS (stiamo comunque parlando di app HTML o JS) sfruttando una eventuale vulnerabilità a questo tipo di attacco dell’applicazione in questione.
Detta così, sembra che la falla di sicurezza dipenda in realtà dall’esistenza di una catena di bug piuttosto complessa, ma nel suo report Scarvell spiega in maniera piuttosto convincente che il rischio è molto più elevato di quanto possa sembrare.
Le vulnerabilità XSS sono infatti piuttosto comuni, ma di solito riguardano componenti che girano in sandbox o che hanno comunque uno scarso livello di interazione con il sistema operativo e, di conseguenza, non comportano rischi elevati.
In questo caso, invece, ci si potrebbe trovare di fronte ad attacchi che consentirebbero di installare un malware in remoto su un computer.
Se consideriamo poi che Electron è stato utilizzato per lo sviluppo di un numero impressionante di applicazioni (su questa pagina se ne trova un elenco) è evidente che le probabilità che qualcuno riesca a cavarne fuori un exploit funzionante sono tutt’altro che trascurabili.
In seguito alla segnalazione di Scarvel, il bug nella piattaforma sarebbe stato corretto a marzo, ma quello che rimane difficile da capire è quante (e quali) applicazioni possano ancora essere vulnerabili.
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