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Apr 07, 2017 Marco Schiaffino Attacchi, Malware, News 0
Quanto ci vuole per installare un aggiornamento di sicurezza? A quanto pare molto più tempo di quanto non impieghino i pirati informatici per sfruttare la vulnerabilità e fare strage di server.
Il caso è quello di un bug di Apache Struts, individuato il mese scorso e immediatamente corretto con un aggiornamento. Come avevamo segnalato già al momento della pubblicazione della vulnerabilità, però, i primi attacchi basati sull’exploit che sfruttava la falla in Struts erano cominciati immediatamente.
Come spiega la società di sicurezza F5 in un report, i pirati informatici che hanno approfittato del bug hanno avviato una massiccia campagna di distribuzione di malware, sfruttando in ogni modo i server vulnerabili.
La prima ondata di attacchi ha usato un trojan, chiamato PowerBot, che consente di acquisire il controllo della macchina compromessa. PowerBot utilizza IRC per consentire ai cyber-criminali di controllare a distanza i computer compromessi e, secondo quanto riportano i ricercatori, viene normalmente usato per portare attacchi DDoS.
Un’attività perfetta per un server che, presumibilmente, ha a disposizione una discreta banda Internet per la sua attività.
Questo canale IRC controlla più di 2.500 macchine infette. E ci stupiamo che gli attacchi DDoS siano in aumento?
A questo punto, però, i cyber-criminali devono aver pensato che limitarsi a sfruttare la potenza computazionale di macchine così potenti solo per abbattere qualche sito su commissione fosse uno spreco. Perché non fargli fare qualcosa di più impegnativo?
Ecco quindi l’aggiornamento del payload, che accanto a un a nuova versione di PowerBot, ha installato sulle macchine compromesse un miner che gli ha permesso di sfornare Bitcoin a ritmi decisamente apprezzabili.
Tutto qui? Neanche per sogno. Finito di darsi da fare con le macchine Linux, il gruppo di pirati ha deciso di esplorare un po’ anche il mondo Windows.
In questo caso, però, hanno deciso di buttarsi sul classico, lanciando una bella campagna ransomware. Il malware prescelto è stato Cerber, uno dei più “gettonati” del settore.
DDoS e mining sui server Linux, su quelli Windows invece viene installato un ransomware.
I ricercatori, che sono riusciti a individuare il wallet Bitcoin usato per incassare i proventi delle varie attività, hanno potuto stimare i profitti dei pirati: circa 2.000 dollari al giorno. Non male, per un singolo bug…
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