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Ott 05, 2016 Marco Schiaffino Gestione dati, News, Privacy, RSS 1
Ci tenete alla privacy? State alla larga da Yahoo! Dopo la vicenda della violazione di 500 milioni di account e le critiche piovute sulla dirigenza per la scarsa gestione della sicurezza, sull’azienda di Sunnyvale si abbatte un’altra tegola.
Stando a quanto pubblicato da Reuters, infatti, dall’anno scorso Yahoo avrebbe cominciato a usare uno strumento in grado di eseguire una scansione dei messaggi in entrata per cercare determinate parole chiave e segnalare il contenuto dei messaggi all’NSA.
La soffiata arriva da tre ex-impiegati e da una quarta persona “informata dei fatti”. L’attività di sorveglianza sarebbe stata richiesta direttamente dall’agenzia per la sicurezza nazionale USA e il CEO di Yahoo Marissa Mayer avrebbe acconsentito.
Si tratterebbe del primo caso in cui un operatore Internet avrebbe accettato una forma di controllo “a tappeto” dei suoi utenti, collaborando anche attivamente per consentire ai servizi segreti di scandagliare i messaggi in transito sui suoi server.
Stando a quanto pubblicato da Reuters, la collaborazione tra Yahoo e l’NSA sarebbe anche all’origine dell’abbandono dell’azienda da parte di Alex Stamos, responsabile della sicurezza che nel 2015 è passato a Facebook.
In una dichiarazione ufficiale, l’azienda si è limitata a commentare la vicenda con una sorta di ammissione di responsabilità: “Yahoo è una società rispettosa della legge e obbedisce alle leggi degli Stati Uniti”. Come dire: “loro ce l’hanno chiesto, noi lo abbiamo dovuto fare”.
Peccato che a sollevare dubbi sulla legittimità delle velleità di controllo di NSA e FBI su Internet siano stati proprio quei giudici che negli USA le leggi le devono far rispettare.
Come dimostra la cronaca recente, poi (il riferimento è al caso Apple) la possibilità di rifiutarsi di obbedire a simili ingiunzioni c’è, ed è più che praticabile.
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Ma dopo tutto quello che è successo Yahoo è ancora in piedi? Chiudete baracca che è meglio.