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Feb 04, 2021 Marco Schiaffino Attacchi, In evidenza, Malware, News, RSS 0
Tra le nuove declinazioni dei malware per dispositivi mobili c’è anche quella legata agli attacchi DDoS. Per il momento rimangono eventi episodici, ma la comparsa di Matryosh potrebbe rappresentare l’indizio di un cambio di strategia da parte dei cyber criminali.
La botnet, che prende di mira i dispositivi Android, è stata individuata dai ricercatori di Netlab, la divisione dedicata alla sicurezza a livello di networking di Qihoo 360.
La scelta del nome, che si ispira alle matrioske, è dovuta alle caratteristiche tecniche del malware che i pirati informatici utilizzano per compromettere i dispositivi che poi sfruttano per portare i loro attacchi.
Matryosh utilizza un vettore di attacco piuttosto comune: quel Android Debug Bridge (ADB) che ha già causato parecchi guai al sistema operativo di Google e che molti produttori sembrano ostinarsi a mantenere attivo (ed esposto su Internet) sulla porta 5555.
Una vulnerabilità che può essere corretta con un semplice intervento sulle impostazioni in molti smartphone, ma che in molti dispositivi rimane fuori dalla portata degli utenti.
A ispirare la scelta del nome è il fatto che la botnet utilizza un sistema di server command and control che utilizzano TOR (il circuito di navigazione anonima gestito dal basso – ndr) per offuscare le loro comunicazioni.
L’obiettivo dei pirati informatici, secondo quanto spiegano i ricercatori nel loro report, sarebbe quello di usare i dispositivi controllati a distanza per portare attacchi DDoS. Una strategia che di solito impiega più frequentemente i PC, ma che risulta essere efficace anche con i dispositivi mobili.
Con un ulteriore danno per le vittime: il traffico legato agli attacchi rischia infatti di intaccare la quantità disponibile nel contratto. Insomma: oltre a partecipare inconsapevolmente a un’attività malevola, le vittime di Matryosh rischiano anche di veder evaporare i gigabyte di traffico garantiti dal loro contratto.
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