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Feb 03, 2021 Marco Schiaffino Attacchi, In evidenza, Malware, News, RSS 0
I ricercatori di ESET, che lo hanno individuato per primo, lo hanno battezzato con il nome di Kobalos, che nella mitologia greca indica una sorta di piccolo fauno.
Le ragioni all’origine della scelta del nome si capiscono leggendo il report pubblicato dagli analisti che hanno “sezionato” il malware: si tratta infatti di un software di piccole dimensioni ma estremamente pestifero, che starebbe procurando non pochi grattacapi nel settore IT.
Il trojan, la cui presenza può essere rilevata scansionando i sistemi sulla porta TCP 55201 per verificare la presenza di servizi SSH (Secure Shell), sarebbe programmato per sottrarre le credenziali dei sistemi che colpisce.
Sul vettore di attacco utilizzato dai pirati per diffonderlo, però, non ci sono al momento indizi rilevanti. In pratica i ricercatori sanno che esiste, ma non hanno la minima idea di come venga distribuito.
Dall’analisi eseguita da ESET, il malware avrebbe colpito numerosi Internet Service Provider in Asia, reti gestite da diverse università e supercomputer in Europa, mentre negli USA i casi individuati riguarderebbero (ancora una volta) società di sicurezza e agenzie governative.
Da un punto di vista tecnico, Kobalos si distingue per una spiccata versatilità, che consente ai pirati di comunicare con la backdoor attraverso diversi canali. Il malware, inoltre, sembrerebbe essere in grado di adattarsi ad altre piattaforme oltre a Linux, tra cui Solaris e (forse) Windows.
Una volta installato, il malware è anche in grado di agire come proxy o come server command and control e questo, secondo i ricercatori, garantirebbe alla botnet un livello di resilienza estremamente alto, In altre parole, anche se i server principali venissero “abbattuti”, i cyber criminali potrebbero adattare qualsiasi macchina infetta per sostituirli.
Nessun indizio, infine, sugli obiettivi degli autori di Kobalos. Il malware potrebbe puntare a rubare informazioni riservate, installare crypto-miner o usare le macchine per qualsiasi altro scopo.
Insomma: poche certezze e tante preoccupazioni per un malware che, a dispetto delle piccole dimensioni del codice che lo compone, sembra avere un livello di complessità (ed efficacia) molto elevato.
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