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Mag 28, 2020 Marco Schiaffino In evidenza, Malware, Minacce, News, RSS 0
Potremmo chiamarla “evoluzione della specie”, ma nel caso in questione è difficile classificarla come una buona notizia. A evolvere, infatti, è uno dei malware più complessi (e pericolosi) in circolazione: Valak.
Si tratta di una vecchia conoscenza per gli esperti di sicurezza: comparso alla fine del 2019, è stato utilizzato per mesi come dropper, cioè allo scopo di installare sui computer altri malware come Ursnif (ne abbiamo parlato ampiamente in questo articolo) e IceID.
I suoi autori, però, hanno deciso di andare oltre e sembrano aver lavorato sul codice del loro malware modificandolo con una certa frequenza. Secondo i ricercatori di Cybereason Nocturnus, negli ultimi sei mesi avrebbero sviluppato almeno 30 versioni differenti di Valak, trasformandolo in un malware “autonomo”.
Nel loro report, gli analisti spiegano che Valak ha una struttura modulare e adesso avrebbe la capacità di rubare informazioni sensibili dal computer infetto.
Gli attacchi individuati dagli esperti utilizzano come vettore un file di Office che sfrutta le funzionalità Macro per avviare l’esecuzione del codice di Valak. Una volta attivo, il trojan installa una serie di payload aggiuntivi che forniscono, tra le altre cose, informazioni sulla macchina compromessa che vengono inviati ai server Command and Control.
I vari moduli, però, sembrano essere orientati specificatamente al mondo delle grandi aziende. Uno di questi (Exchgrabber) è pensato per prendere di mira Microsoft Exchange e infiltrare il sistema di posta aziendale, mentre Netrecon è finalizzato all’analisi della rete.
Non mancano funzioni tipiche dei trojan, come la possibilità di catturare screenshot della macchina infetta e un modulo che cerca di individuare quale tipo di software antivirus sia utilizzato.
Secondo gli autori del report, almeno per il momento, il trojan verrebbe utilizzato per colpire bersagli situati prevalentemente negli Stati Uniti e in Germania.
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