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Dic 03, 2020 Marco Schiaffino In evidenza, News, RSS, Vulnerabilità 0
Quando una falla di sicurezza fa scomodare la Cybersecurity and Infrastructure Security Agency (CISA) statunitense, si può scommettere sul fatto che il bug riguarda uno dei “pezzi grossi” nel mondo business.
Anche questa volta la regola è confermata: DocuShare è infatti uno degli strumenti più apprezzati di Xerox che, a livello enterprise, rimane uno dei “giganti” nella fornitura di software e piattaforme per la gestione di database e documenti.
Le vulnerabilità, in questo caso, sono due (accorpate come CVE-2020-27177) e interessano le ultime release del software Xerox nelle versioni 6.6.1, 7.0 e 7.5.
Un pirata informatico in grado di sfruttarle potrebbe, in pratica, accedere ai documenti conservati su un server ed eventualmente modificarli.
Sui dettagli delle vulnerabilità, in realtà, si sa molto poco. Lo stringatissimo bollettino di sicurezza pubblicato da Xerox si limita a indicare i link per scaricare le patch per le varie versioni su Linux, Windows e Solaris (con eccezione della versione 7.5, che non è compatibile con il sistema operativo Solaris).
I pochi dettagli tecnici emersi parlano di possibili attacchi di tipo Server-Side Request Forgery (SSRF) ed External XML Entity Injection (XXE).
Entrambe le tecniche di attacco, come anticipato, consentirebbero di provocare un “leak” di informazioni e, potenzialmente, consentire a un cyber criminale di “inquinare” i dati contenuti sui server.
Dal momento che DocuShare è utilizzato normalmente da aziende di grandi dimensioni e che le infrastrutture di questo tipo sono spesso estremamente complesse, il richiamo da parte di CISA ha il chiaro obiettivo di sensibilizzare gli amministratori IT per applicare le patch il prima possibile.
Con il clima che si respira in questi mesi, in cui gli attacchi alle aziende e il numero di data breach è aumentato esponenzialmente, bug di questo tipo rischiano di rappresentare la classica goccia che può far traboccare il vaso.
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