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Ott 10, 2019 Marco Schiaffino Gestione dati, In evidenza, Mercato, News, Privacy, RSS, Scenario, Tecnologia, Vulnerabilità 0
Fino a oggi la crociata dell’amministrazione USA contro Huawei aveva incontrato una certa freddezza da parte dei paesi dell’Unione Europea. Anzi: come abbiamo spiegato in questo articolo, le poche voci che si erano levate sembravano puntare a smorzare le polemiche sulla scelta del fornitore per le infrastrutture 5G.
Adesso, però, l’aria è decisamente cambiata. Nella giornata di ieri, infatti, il commissario europeo per l’Unione della sicurezza Julian King (una dicitura curiosa, ma è quella riportata dalla versione italiana del sito della Commissione Europea – ndr) ha presentato un report sulla valutazione dei rischi legati al network 5G.
Nel dettaglio, il comunicato stampa della Commissione Europea evidenzia come il report sottolinei una serie di criticità, tra cui una maggiore esposizione agli attacchi e un maggior numero di punti di accesso potenziali per attacchi informatici provocata dalla “dipendenza” dai software per la gestione della rete. Il rischio, in pratica, è che ogni bug software si traduca in una nuova vulnerabilità con conseguenze sulla sicurezza.
Proseguendo nella lettura, però, cominciano a emergere elementi che sembrano puntare direttamente a “minare” i progetti di Huawei. Ad esempio quando il report evidenzia come le nuove caratteristiche della rete 5G comportino il fatto che alcuni componenti diventeranno più “sensibili”, o quando si fa riferimento a una maggiore “dipendenza” da parte degli operatori mobile nei confronti dei fornitori di tecnologia.
La vera mazzata arriva però quando si parla di una “particolare importanza” nel profilo di rischio collegato ai singoli fornitori, in particolare riguardo “la possibilità che il fornitore sia soggetto a interferenze da parte di un governo esterno alla UE.”
E ancora, come “la dipendenza da un singolo fornitore” possa creare problemi sia sotto il profilo dei rischi di un fallimento a livello commerciale, sia a livello dell’impatto generalizzato di eventuali vulnerabilità nei suoi sistemi.
Insomma, il messaggio inviato dalla Commissione Europea è chiaro: Huawei non può pensare di essere l’unico fornitore tecnologico per la nuova rete 5G.
La chiusa di questo elenco, poi, non lascia molto spazio a interpretazioni: “Le minacce alla disponibilità e all’integrità delle reti diventeranno importanti problemi di sicurezza: oltre alle minacce alla riservatezza e alla privacy, in una situazione in cui le reti 5G che dovrebbero diventare la spina dorsale di molte applicazioni IT critiche l’integrità e la disponibilità di tali reti diventeranno i principali problemi di sicurezza nazionale e una priorità in termini di sicurezza per l’Unione Europea”.
Dalle parti di Huawei non l’hanno presa benissimo, ma la società ha reagito adottando la tradizionale linea ispirata alla prudenza, cercando di mantenere la vicenda all’interno di confini quanto più possibile “neutri”. In un comunicato stampa, l’azienda di Shenzhen dice di essere “contenta” del fatto che il rapporto si concentri su aspetti oggettivi e non faccia riferimento esplicitamente a singole nazioni e governi. Auspica poi che questo approccio “basato sui fatti” ispiri anche le future attività in questo settore.
Tra le righe, però, c’è anche una velata minaccia. Soprattutto quando si legge “la forte e perdurante collaborazione con i nostri partner europei è un’opportunità unica per l’Europa per mantenere la sua leadership tecnologica”. Il ragionamento è chiaro: senza di noi il 5G non lo fate.
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