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Nov 08, 2018 Marco Schiaffino In evidenza, News, RSS, Vulnerabilità 0
La maggior parte di noi non se ne accorge nemmeno, ma negli ultimi anni la quantità di droni in circolazione nel mondo è aumentata esponenzialmente. Non solo nel settore degli appassionati, ma anche (e soprattutto) in ambito professionale e industriale.
Stiamo parlando di milioni di dispositivi che ogni giorno eseguono rilevamenti e analisi, o eseguono operazioni di vario tipo. Insomma: un mercato in espansione che ha un solo grande protagonista in DJI, l’azienda cinese che ha letteralmente monopolizzato il settore.
Uno scenario che spiega l’importanza della scoperta dei ricercatori di Chek Point, che oggi ha annunciato pubblicamente l’individuazione di una grave falla di sicurezza nei sistemi del colosso cinese.
Il bug, segnalato tempestivamente a DJI che ha corretto il problema, riguarda il sistema di autenticazione utilizzato sui sistemi dell’azienda, che sfruttava lo stesso token di accesso per diversi servizi.
In particolare spiegano i ricercatori, i clienti DJI potevano accedere con le stesse credenziali (e lo stesso token) sia ai servizi cloud e al FlightHub, sia ai servizi Web. Tra questi ultimi, sottolineano dalle parti di Check Point, c’è anche il forum sul quale gli iscritti si scambiano informazioni o pubblicano domande sul funzionamento dei prodotti.
La tecnica di attacco individuata dagli esperti di sicurezza prende di mira esattamente il forum, sul quale i tecnici di Check Point sono stati in grado di eseguire un XSS (Cross Site Scripting) utilizzando un semplice link inserito in un post. Il collegamento, in pratica, permetteva di rubare il token di autenticazione di qualsiasi utente avesse fatto clic su di esso.
E da qui nasce il problema. Perché se il furto delle credenziali per un semplice forum Web non rappresenta una vulnerabilità particolarmente grave, il fatto che il token possa essere usato anche per altri servizi (e in particolare lo storage su cloud) è un potenziale disastro. Per lo meno in questo caso.
Una volta ottenuto l’accesso ai dati salvati sui server di DJI, infatti, un eventuale pirata informatico avrebbe potuto consultare tutti i piani di volo, le fotografie e i video memorizzati, così come i dati elaborati durante i voli.
Per fare qualche esempio, le informazioni di cui sopra permetterebbero di avere una mappa dettagliata delle infrastrutture per le quali vengono usati droni allo scopo di monitorare la manutenzione, comprese quelle “sensibili” come le centrali nucleari.
Visto che molte società di sicurezza cominciano a utilizzare i dispositivi anche per la sorveglianza, un discorso simile vale per la sicurezza fisica degli edifici, senza contare la possibilità che tra il materiale accessibile ci siano informazioni riservate (ad esempio segreti industriali) o lesive della privacy di altri soggetti.
Il problema, spiegano i ricercatori, è che non è stata effettuata alcuna segmentazione nell’accesso ai servizi. Una buona pratica che permette di escludere la possibilità che la violazione di un servizio “secondario” (come l’accesso a un forum) possa travolgere quelli più sensibili.
Gli ingegneri di DJI hanno esaminato il report presentato da Check Point e, in conformità con le loro policy in tema di Bug Bounty, hanno classificato la vulnerabilità come ad alto rischio, anche se a bassa probabilità, e hanno corretto il problema.
La raccomandazione per i clienti DJI, ribadita dall’azienda, è quella di utilizzare sempre la versione più recente delle applicazioni pilota DJI GO o GO 4.
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