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Set 20, 2018 Marco Schiaffino In evidenza, Malware, Minacce, News, RSS 0
Si diffonde da solo ed è in grado di colpire macchine su piattaforme diverse. Xbash, individuato dai ricercatori di Palo Alto Networks che ne descrivono le caratteristiche in un report sul blog della società di sicurezza, rischia di trasformarsi in un vero incubo per le aziende.
Il malware, infatti, colpisce i server sia con sistema operativo Windows, sia con sistemi Linux. Insomma: è in grado di dare del filo da torcere a chiunque.
A peggiorare la situazione, c’è il fatto che utilizza delle tecniche di diffusione basate su vulnerabilità conosciute di numerosi componenti software (senza disdegnare gli attacchi di Brute Forcing su protocollo TCP e UDP) e agisce come una botnet, utilizzando le macchine compromesse per eseguire scansioni in rete alla ricerca di nuove possibili vittime.
Come spiegano i ricercatori, si tratta di un malware sviluppato con Python che ha un comportamento diverso a seconda della piattaforma su cui si installa. Sulle macchine Windows Xbash installa un crypto-miner (attraverso un JavaScript o un VBScript) che sfrutta la potenza di calcolo del server per generare cripto-valuta che finisce nelle tasche dei suoi autori.
Sui server con sistema Microsoft, poi, Xbash cerca di propagarsi in maniera autonoma sfruttando alcune vulnerabilità note di servizi come Hadoop, Redis e ActiveMQ.
Quando il malware colpisce un server Linux, però, le cose vanno decisamente peggio. Xbash, in questo caso, attiva un modulo ransomware che almeno in teoria dovrebbe eseguire il download dei database presenti sul server (MySQL, PostgreSQL e MongoDB) per poi cancellare l’originale e lasciare una richiesta di riscatto.
Peccato che il malware, in questo caso, agisca come faceva il caro vecchio NotPetya. Stando a quanto hanno scoperto i ricercatori, infatti, Xbash si limita a cancellare i database e i pirati non avrebbero modo di “restituire” i dati cancellati anche nel caso in cui la vittima pagasse il riscatto di 125 dollari in Bitcoin richiesto dai cyber-criminali.
I suggerimenti per tenere alla larga Xbash sono sempre i soliti: usare password adeguatamente complesse e aggiornare tutti i componenti che “girano” sui server all’ultima versione.
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