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Lug 12, 2018 Marco Schiaffino News, RSS, Vulnerabilità 0
La sensazione che molti hanno avuto al momento della scoperta di Meltdown e Spectre è confermata: l’emersione delle due vulnerabilità nelle CPU era solo il primo capitolo di una saga che promette di continuare a lungo.
Dopo il primo allarme (qui l’articolo che riportava la scoperta) scattato lo scorso gennaio, è successo un po’ di tutto: aggiornamenti, polemiche, marce indietro, errori clamorosi e, soprattutto, la comparsa di nuove varianti degli attacchi.
Le ultime in ordine di tempo sono state battezzate (con scarsa fantasia, ma forse è meglio così) Spectre 1.1 e Spectre 1.2.
Entrambe, come le precedenti, fanno leva sul concetto di esecuzione speculativa e permettono di accedere alla memoria a livello di CPU in maniera “anomala” rispetto a quanto dovrebbe accadere.
I ricercatori che hanno messo a fuoco le nuove tecniche di attacco sono Vladimir Kiriansky e Carl Waldspurger, che in un report tecnico spiegano i dettagli delle nuove minacce che gravano sui processori Intel, ARM e (molto probabilmente) AMD.
Sintetizzando (chi vuole leggerne dettagli può farlo spulciando il documento) i due attacchi rappresentano qualcosa di relativamente nuovo.
Se Spectre 1.1 apre la strada alla possibilità di accedere a dati altrimenti protetti esattamente come accadeva con le altre varianti dell’attacco, Spectre 1.2 si colloca in una prospettiva completamente diversa. La vulnerabilità, infatti, consente di modificare dati nella memoria della CPU che normalmente sono impostati per la sola lettura.
Insomma: se prima si parlava di furti di dati “scavalcando” gli ostacoli predisposti dagli ingegneri e dagli sviluppatori, qui si tratta di andare a modificare informazioni che non dovrebbero essere toccate.
La buona notizia è che, come accadeva nei casi precedenti, non si tratta di exploit che aprono la strada ad attacchi contro il sistema, ma di tecniche di manipolazione dei dati che presuppongono la presenza di codice attivo sul computer. In parole povere, Spcetre 1.1 e 1.2 non aprono la strada ai malware, ma gli offrono la possibilità di fare più danni una volta che sono installati sul computer. Magra consolazione…
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