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Mar 29, 2018 Marco Schiaffino News, Privacy, RSS, Vulnerabilità 1
Per chi ci tiene alla privacy, utilizzare una VPN è uno dei sistemi migliori per garantirsi l’anonimato, facendo in modo che il proprio indirizzo IP non sia visibile quando si visita un sito Internet, ma si veda solo quello del punto di uscita gestito dal VPN Provider.
A quanto pare, però, non tutte le VPN garantiscono lo stesso livello di anonimato. Una buona parte dei servizi VPN ha un punto debole che permette il “leak” del vero indirizzo IP di chi naviga.
A verificarlo è stato Paolo Stagno, un ricercatore di sicurezza che ha pubblicato una ricerca in cui spiega come ci siano numerosi servizi VPN “permeabili” a una forma di attacco che permette di individuare il reale indirizzo IP degli utenti.
Il motivo? La sintesi sta in due nomi: WebRTC e STUN. “WebRTC è una tecnologia open molto usata in ambito multimediale” spiega Paolo Stagno a Security Info “e su molti browser è impostata come attiva nelle impostazioni predefinite”.
Nel dettaglio, i browser che hanno WebRTC attivo di default sono Brave; Mozilla Firefox; Google Chrome (anche per Android); Internet (il browser di Samsung); Opera e Vivaldi.
STUN, invece, è un meccanismo che consente di aprire un collegamento tra due computer. Semplificando, è quello che fa “incontrare” le due macchine e gli permette di scambiare dati.
Qual è il problema? Che un‘interrogazione verso un server STUN, in determinate condizioni, consente di visualizzare un indirizzo IP anche quando dovrebbe essere “nascosto” dalla VPN.
“In realtà la questione è nota fin dal 2015” spiega Stagno “e questa tecnica è stata usata per esempio dall’FBI e altre forze di polizia per individuare cyber-criminali o smantellare reti legate alla pedo-pornografia. Ciò non toglie che il bug possa essere sfruttato anche da altri soggetti come le società di marketing che tracciano sistematicamente chi naviga o regimi autoritari che vogliono individuare dissidenti e oppositori politici”.
Il rischio dell’abuso di WebRTC è noto da tempo e sul Web si trovano anche strumenti per modificare le impostazioni del browser in modo da bloccare il “leak” dai server STUN.
Nella pratica, per de-anonimizzare chi naviga con una VPN vulnerabile a questo tipo di tracciamento sarebbe sufficiente attirarlo su una pagina Web contenente uno script che sfrutta WebRTC per individuare il vero indirizzo IP dell’utente.
Secondo Stagno, capire quale sia l’esatto problema in un servizio VPN che lo rende vulnerabile a questo tipo di attacco è piuttosto difficile. Quello che è certo è che tra gli 83 servizi VPN che ha testato, 17 permettono di visualizzare l’indirizzo IP reale degli utenti.
L’elenco aggiornato si può visualizzare su questa pagina Web e se il servizio che usiamo non è tra quelli indicati nell’elenco, possiamo verificare se è vulnerabile collegandoci a questo indirizzo.
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