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Gen 20, 2017 Marco Schiaffino Malware, Minacce, News, RSS, Trojan, Worms 0
Usate un sistema di controllo remoto che utilizza la porta 5900? Cambiate le impostazioni o, per lo meno, assicuratevi di avere una password a prova di bomba. In caso contrario, potreste finire vittima della nuova campagna di distribuzione di Ragebot.
Il trojan è una vecchia conoscenza degli esperti di sicurezza ed è tornato sulle scene con una nuova versione che sfrutta un worm per diffondersi sui PC con sistemi Windows.
La tecnica di diffusione sfrutta un sistema di scansione che cerca i terminali che utilizzano la porta 5900 per i servizi di controllo remoto (VNC) e usano una lista di 296 password per cercare di ottenere l’accesso al sistema.
Se ha successo, il malware si collega a un server FTP da cui scarica un eseguibile che contiene lo scanner e avvia la ricerca per altre vittime.
Oltre a ciò, Ragebot crea una copia di sé stesso nelle cartelle condivise dei programmi peer to peer e di ICQ, un programma di messaggistica istantanea in voga nei primi anni 2000 ma che è ancora disponibile per tutte le piattaforme desktop e mobile.
Le funzioni di trojan sono gestite tramite le comunicazioni con il server Command and Control, che comunica con il malware attraverso un canale IRC.
Alcuni dei comandi disponibili comprendono:
!commands – visualizza informazioni sui comandi ricevuti
!botinfo – visualizza informazioni sul bot
!rarworm – avvia l’infezione degli archivi RAR
!xpl – esegue un attacco di brute forcing verso I nodi VNC
!p2p – avvia l’infezione dei software P2P
!vncstop – ferma la scansione dei VNC host
!disconnect – interrompe la connessione
!reconnect – ripristina la connessione
!restart – riavvia
!part – abbandona I canali di chat
!join – avvia il collegamento al canale IRC
!b0tk1ller – termina I processi definiti in elenco
!nick – assegna un nome al trojan sul canale IRC
!h< password > – rimuove o scarica un file eseguibile (la password serve per l’autorizzazione)
Il sistema per infettare gli archivi compressi RAR è una tecnica “alternativa” di diffusione che si affianca alla scansione della rete e all’infezione dei software P2P.
Oltre che per le tecniche di diffusione, la nuova versione del trojan si distingue anche per l’utilizzo di un sistema di “autodifesa” che funziona in maniera molto simile a quello degli antivirus.
Il malware, infatti, controlla l’esecuzione dei processi sul sistema consentendo solo quelli indispensabili, che sonno contenuti in una sorta di white list all’interno del codice del trojan.
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