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Set 03, 2018 Marco Schiaffino In evidenza, News, RSS, Scenario 0
In gergo vengono chiamati “i cinque occhi”. Sono Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda, uniti in una sorta di “club di spionaggio” che tradizionalmente condividono informazioni e strumenti di intelligence.
Un sodalizio che li vede uniti anche nel portare avanti una delle richieste più controverse in tema di sicurezza: la richiesta di modificare i sistemi di crittografia per consentire l’accesso delle autorità ai dati codificati.
La boutade non è una novità assoluta, visto che alcuni dei governi che partecipano al circolo dei Five Eyes (in particolare Stati Uniti e Gran Bretagna) negli scorsi mesi hanno già lanciato ripetuti segnali in questo senso, chiedendo al mondo IT di “aprire” i sistemi crittografici agli enti governativi.
Il ragionamento è sempre lo stesso: la disponibilità di strumenti di comunicazione protetti da crittografia rappresentano un ostacolo per le autorità nelle indagini e nell’attività di contrasto del terrorismo. Di conseguenza, i sistemi dovrebbero essere modificati per consentire l’accesso ai dati a forze di polizia e servizi segreti.
Un’ipotesi rifiutata con forza (almeno per ora) da tutti i soggetti che lavorano nel campo della tecnologia, che a più riprese hanno rispedito al mittente le pretese di Usa e soci.
Ora però sembrano fare davvero sul serio. Nel corso di un incontro tenutosi in Australia il 28 e il 29 di agosto, i rappresentanti dei cinque governi hanno messo a fuoco i loro obiettivi per il prossimo futuro in tema di cooperazione a livello di sicurezza.
Il testo (qui il comunicato ufficiale) tratta vari argomenti ma contiene un capitolo specifico sul tema della crittografia dei dati, ma va anche un po’ più in là. I cinque alleati hanno infatti stilato un documento specifico sul tema, che suona decisamente come una minaccia.
Dopo aver chiarito di “non aver nessuna intenzione di indebolire i sistemi di crittografia”, viene evocato per l’ennesima volta un sistema in cui gli operatori IT dovrebbero prevedere la possibilità di accesso ai dati in grado di superare la crittografia.
Nel testo si parla di una “collaborazione volontaria”, che dovrebbe essere promossa senza forzare la mano in direzione di una particolare tecnologia e che i soggetti interessati dovrebbero sposare sulla base di “un approccio costruttivo” sul tema.
Tutto molto rassicurante, a parte il fatto che il documento si chiude con una frase che lascia capire a cosa si potrebbe andare incontro in un prossimo futuro: “Se si dovessero continuare a riscontrare impedimenti nell’accesso alle informazioni necessarie per proteggere i cittadini dei nostri paesi, potremmo imporre misure tecnologiche, legislative o di adempimento forzoso per ottenere soluzioni per un accesso legale ai dati”. Come dire: adeguatavi volontariamente prima di esservi costretti.
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