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Apr 06, 2018 Marco Schiaffino Attacchi, Gestione dati, Hacking, In evidenza, Intrusione, News, Privacy, RSS 0
Ci vorrà del tempo per capire l’esatta portata dell’attacco che ha permesso a un gruppo di pirati informatici di mettere le mani sui dati delle carte di credito (e non solo) di un numero imprecisato di persone.
Protagonista della vicenda è [24]7.ai, una società con sede a San Jose che si occupa di fornire soluzioni di customer care, tra cui i software per la live chat con i clienti che sfruttano sistemi automatizzati basati sull’intelligenza artificiale.
Stando alle prime ricostruzioni, i sistemi di [24]7.ai sarebbero stati violati il 26 settembre del 2017 e l’azienda si sarebbe accorta dell’intrusione il 12 ottobre seguente. La vicenda è stata resa pubblica solo il 4 aprile scorso.
Il comunicato di [24]7.ai, però, dice veramente poco. Vi si legge soltanto che l’azienda avrebbe speso i successivi 5 mesi a investigare sull’attacco in collaborazione con le forze di polizia e avrebbe infine avvisato i clienti coinvolti. Sempre stando al comunicato di [24]7.ai, si tratterebbe di “poche società”.
Il problema è che se le “poche società” sono delle dimensioni di quelle che per il momento hanno dichiarato di aver subito le conseguenze dell’attacco, il tentativo dei dirigenti [24]7.ai di minimizzare l’accaduto sono decisamente fuori luogo.
La prima a iscriversi all’elenco delle vittime è stata infatti Delta Airlines, una delle maggiori compagnie aeree negli Stati Uniti. Delta non specifica quanti siano i clienti coinvolti, ma si limita a specificare che i pirati non avrebbero avuto accesso ai passaporti e documenti d’identità degli utenti.
![Hackerata [24]7.ai](https://www.securityinfo.it/wp-content/uploads/2018/04/delta.jpg)
Se tutte le aziende coinvolte hanno le dimensioni di quelle che hanno annunciato di aver subito danni dall’attacco, le conseguenze potrebbero essere devastanti.
Impossibile sapere quante siano le aziende davvero coinvolte o se ci sia qualche altro “big” tra le vittime. Stando a quanto riportato da Delta, in ogni caso, i clienti colpiti non sono solo quelli che hanno interagito con i servizi di assistenza via chat.
Di tutta la vicenda, restano le perplessità legate ai tempi. I 5 mesi trascorsi prima di avvisare i clienti sembrano decisamente troppi ed è certo che questa “inerzia” non avrà effetti particolarmente positivi su [24]7.ai. Per lo meno a livello di immagine.
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