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Dic 27, 2017 Marco Schiaffino Gestione dati, Leaks, News, Privacy, RSS 1
Probabilmente dovremmo rassegnarci e considerarla una battaglia persa. Nonostante i corsi di formazione, i software che indicano la robustezza delle password e le continue notizie legate alle violazioni di account provocate proprio dalla sciatteria nella scelta delle parole di accesso, la maggior parte delle persone continua a usare password assolutamente prevedibili.
A confermarlo è una ricerca effettuata da SplashData, che ha analizzato un campione di circa 5.000.000 credenziali rubate dai pirati informatici e pubblicate su Internet.
Il campionario comprende le solite mostruosità: password come “123456”, “welcome”, “hello” e naturalmente “password”.

Basta dare un’occhiata alla classifica per rendersi conto che, in quanto a percezione della sicurezza, siamo ancora all’età della pietra.
Ci sono poi i soliti utenti che utilizzano il loro nome (o quello di parenti e partner) o termini generici come “football”, nomi di squadre e marche di automobili.
Tutte parole che i pirati informatici inseriscono nei loro dizionari per portare gli attacchi di Brute Forcing con i quali, all’alba del 2017, permettono ancora di violare un gran numero di account senza doversi nemmeno sprecare a usare tecniche più sofisticate come il phishing.
L’imposizione di parametri minimi di sicurezza (come la lunghezza della password o la presenza di numeri e maiuscole) risultano di conseguenza inutili, visto che basta un semplice algoritmo per generare le variazioni più comuni e aggirare così gli accorgimenti messi in campo da chi gestisce i servizi.
Considerata poi la pessima abitudine di utilizzare le stesse password per più account, è facile capire come i database che si trovano nel Dark Web (l’ultimo individuato ha dimensioni davvero spaventose) diventino uno strumento efficacissimo per accedere a qualsiasi tipo di dato online.
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One thought on “Password: nel 2017 nessun passo avanti”