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Ott 05, 2017 Marco Schiaffino Attacchi, News, RSS, Scenario 1
Un nuovo fronte di confronto della cyber-guerrilla o semplice paranoia? Le dichiarazioni rilasciate al Wall Street Journal dal colonnello statunitense Christopher L’Heureux solleticano la fantasia di molti, anche se per il momento la denuncia sembra fondarsi su indizi piuttosto deboli.
Secondo l’ufficiale, di stanza in una base in Polonia, i soldati NATO nell’area starebbero subendo una serie di attacchi che puntano a compromettere i loro smartphone privati e che potrebbero avere l’obiettivo di sfruttare il sistema GPS per tracciarne i movimenti o, addirittura, prenderne il controllo per disturbare o alterare le comunicazioni.
Le prove? Stando a quanto riporta il quotidiano statunitense, molti soldati avrebbero segnalato comportamenti “sospetti” dei loro dispositivi, come la comparsa in playlist di brani che non avevano mai scaricato e lo stesso colonnello si sarebbe accorto che il suo iPhone era in modalità “smarrito”, mentre qualcuno cercava di fare breccia nel dispositivo da un indirizzo IP russo.
Con tutta la buona volontà, un po’ poco per pensare che i servizi segreti russi stiano utilizzando attacchi del genere per garantirsi un vantaggio tattico sulle forze NATO. Prima di tutto perché chi veste un’uniforme spesso si dimentica che, per lo meno dal punto di vista tecnico, il suo smartphone privato è come quello di chiunque altro ed è di conseguenza esposto ad attacchi esattamente come quello del panettiere sotto casa.
L’idea di attacchi informatici agli smartphone dei soldati è suggestiva. Ma prima di avviare azioni diplomatiche di protesta forse sarebbe meglio pensarci due volte…
La brutta avventura capitata al colonnello con il suo iPhone, per esempio, ricorda da vicino una comune tecnica di attacco che i pirati informatici portano “a tappeto” e di cui abbiamo parlato in un articolo precedente, mentre il tentativo di intrusione proveniente da un IP russo non merita nemmeno commenti. Se dovessimo attribuire al governo di Putin tutti gli attacchi che sembrano provenire dalla Russia staremmo già parlando di terza Guerra Mondiale.
Per quanto riguarda i brani in playlist, sarebbe interessante dare un’occhiata agli smartphone dei soldati di stanza nel Baltico per verificare se non abbiano installato una delle tante app che forniscono suonerie a pagamento caricando il servizio sulla bolletta.
In ogni caso le modalità di attacco non sembrano esattamente quelle che ci si potrebbe aspettare dall’intelligence di Putin, che in passato ha dimostrato di saper usare tecniche di attacco ben più raffinate anche contro gli smartphone, come nel caso dell’Ucraina emerso lo scorso dicembre.
Il caso dell’esercito ucraino (in quel caso la Russia è sospettata di aver preso di mira un’app usata dagli artiglieri per eseguire più in fretta le operazioni di puntamento degli obici) però è più unico che raro e ci sono molti dubbi riguardo al fatto che i soldati NATO possano usare il loro smartphone per operazioni militari.
Resta l’ipotesi dell’uso dei dispositivi privati per tracciare gli spostamenti, già teorizzata dai vertici dell’esercito israeliano nel caso di una serie di attacchi “social” emersi all’inizio dell’anno, che i militari attribuivano ad Hamas.
Nel dubbio, la NATO potrebbe predisporre un bel corso di sicurezza informatica per i suoi militari. Magari non servirà a fermare un attacco informatico da parte dei russi, ma viste le disavventure che stanno vivendo siamo certi che gli sarebbe utile.
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