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Ago 30, 2017 Marco Schiaffino Malware, Minacce, News, RSS, Trojan 0
Da quando Bitcoin ha cominciato a macinare un record di quotazione dopo l’altro (oggi vale 3.800 euro) le cripto-valute hanno cominciato a suscitare interesse in numero sempre maggiore di persone.
Non potevano mancare i pirati informatici, che oltre a usarle per i pagamenti nel Deep Web e per i riscatti dei ransomware, cercano anche di mettere le mani sui depositi di cripto-valuta rubandone le credenziali ai legittimi proprietari.
In realtà gli attacchi nei confronti dei depositi di Bitcoin non sono una assoluta novità. In passato alcune varianti di Dridex, un trojan bancario piuttosto diffuso, avevano già ampliato il loro campo di azione in questo senso.
Ad adottare la stessa strategia è ora Trickbot, un trojan in circolazione da parecchio tempo che i suoi autori adesso hanno modificato per fare in modo che possa monitorare anche l’accesso a Coinbase, uno dei più famosi exchange di cripto-valute.
Coinbase tratta i Bitcoin, ma anche altre monete digitali come gli Ethereum (ultimamente presi di mira da alcuni attacchi informatici) e Litecoin.
Secondo i ricercatori di Forcepoint, che hanno pubblicato un report, il trojan è diffuso attraverso una campagna email e un allegato in formato DOC che contiene una serie di istruzioni Macro che avviano il download e l’installazione di Trickbot.
Per visualizzare il documento è necessario cliccare sul pulsante “Enable content”. Così si attivano le Macro…
Il trucco per “convincere” le potenziali vittime ad abilitare i comandi Macro (che in Word sono bloccati come impostazione predefinita) è un classico dell’ingegneria sociale: un messaggio ci avvisa infatti che il documento non può essere aperto perché è stato creato con una versione diversa di Word e spiega come aggirare l’ostacolo. Naturalmente è solo l’ennesimo stratagemma per indurre il destinatario ad attivare le Macro.
Una volta installata, la nuova versione di Trickbot si comporta esattamente come le precedenti e anche per quanto riguarda Coinbase utilizza la stessa tecnica usata per i normali servizi di Home Banking: rimane in attesa che la vittima si colleghi al sito e ruba le credenziali attraverso una tecnica di Web Injection.
C’è da sperare che gli utenti di Coinbase siano abbastanza “paranoici” da aver attivato il sistema di autenticazione a due fattori attraverso smartphone, che in questi casi rappresenta uno dei pochi argini all’attività dei cyber-criminali in caso di furto delle credenziali di accesso.
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