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Set 02, 2022 Redazione news News, RSS, Scenario 0
Nel 2021, Access Now e la coalizione #KeepItOn, una rete globale di oltre 282 organizzazioni di 105 Paesi, hanno documentato 182 blocchi di Internet da parte dei governi in 34 Paesi.
Secondo il loro nuovo rapporto “The return of digital authoritarianism: internet shutdowns in 2021” (il ritorno dell’autoritarismo digitale: le chiusure di Internet nel 2021) questo dimostra una recrudescenza di questa forma di controllo oppressivo rispetto ai 159 arresti registrati in 29 Paesi nel 2020.
Il rapporto spiega: “Seguendo le tendenze che abbiamo visto svilupparsi per anni, nel 2021 i governi hanno imposto blocchi di Internet sia prolungati sia sempre più mirati e si sono basati su molte delle stesse giustificazioni per impiegare queste misure intrinsecamente sproporzionate e drastiche.
Le autorità di molti Paesi hanno imposto le chiusure nel tentativo trasparente di mettere a tacere i critici e reprimere il dissenso. Altri hanno usato i blocchi per controllare il flusso di informazioni durante le elezioni, i conflitti attivi e le guerre, compresi i colpi di stato“.
Alcuni dei blocchi rilevati proseguono da anni. Milioni di persone nella regione del Tigray in Etiopia, nella regione del Jammu e Kashmir in India, nelle Aree Tribali Amministrate Federalmente (FATA) in Pakistan e nello Stato di Rakhine in Myanmar hanno continuato a vivere in un periodo di chiusura pluriennale.
Nel 2021 sono inoltre aumentati le interruzioni governativi dei servizi di telefonia mobile durante le proteste. Nel 2021, 18 governi, tra cui Bangladesh, Burkina Faso, Ciad, Cuba, Eswatini, India, Indonesia, Iran, Iraq, Giordania, Kazakistan, Myanmar, Pakistan, Senegal, Sudan del Sud, Sudan, Turkmenistan e Uganda, hanno scelto questa strada.
L’interruzione dell’accesso alla rete mobile per reprimere il dissenso pubblico è una tendenza in aumento a livello globale e queste specifiche interruzioni sono state attuate almeno 37 volte nel 2021, rispetto alle 15 dell’anno precedente.
Le autorità hanno anche risposto alle critiche e al dissenso pubblico limitando specifiche piattaforme di comunicazione in 22 Paesi. In Pakistan, per esempio, hanno tagliato l’accesso a social media come Facebook, Twitter e TikTok in vista delle previste proteste antigovernative.
In altri Paesi le autorità hanno criminalizzato l’uso delle reti private virtuali (VPN) o bloccato l’accesso a esse per impedire ai cittadini di aggirare la censura. Il report sottolinea anche che i governi stanno sempre più testando e impiegando nuove tecniche e tecnologie per ostacolare il rilevamento e l’elusione dei loro blocchi.
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