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Mar 25, 2021 Marco Schiaffino In evidenza, Minacce, News, Scenario 0
Malware, spyware adware e… fleeceware. Il nuovo neologismo nella cyber security identifica una categoria di applicazioni potenzialmente pericolose che si collocano in una sorta di “area grigia” del modello di business portato avanti da Apple e Google per le loro piattaforme.
I fleeceware (fleece in inglese significa “spennare”) sfruttano una formula di fruizione che prevede un periodo di prova gratuita e, successivamente, l’addebito di un costo mensile. Una strategia legittima, di cui però molti sviluppatori tendono ad abusare.
Il trucchetto, in pratica, prevede la creazione di applicazioni particolarmente attraenti che vengono fornite gratis per un determinato periodo di tempo, scaduto il quale si attiva il pagamento di un canone. Per impedire che i costi vengano addebitati, infatti, non basta cancellare l’applicazione ma bisogna eseguire una specifica procedura.
Molti sviluppatori ne approfittano, contando sul fatto che gli utenti non si accorgano degli addebiti o, nei casi in cui la tecnica ha tratti più spudoratamente truffaldini, addebitando somme esorbitanti.
Stando a un report di Avast pubblicato sul sito della società di sicurezza, esistono applicazioni fleeceware che arrivano a “imporre” pagamenti che superano i 3.000 dollari all’anno.
Nella maggior parte dei casi, inoltre, non si tratta di applicazioni particolarmente complesse, ma di semplici app per il ritocco fotografico o addirittura applicazioni per consultare l’oroscopo e ciarpame simile. Una volta che il pagamento è stato effettuato, però, risulta impossibile ottenere un rimborso.
Chi gestisce le applicazioni fleeceware, infatti, può tranquillamente ignorare le proteste degli utenti e fare leva sul fatto che, all’interno delle condizioni di utilizzo, fosse specificato il meccanismo di addebito. Insomma: più che a un caso di cyber crimine, ci si trova ad avere a che fare con una truffa commerciale.
L’elemento più preoccupante, però, riguarda le dimensioni del fenomeno: i ricercatori Avast hanno individuato più di 200 app di questo genere (134 su App Store e 70 su Google Play) attualmente disponibili per il download, per un giro di affari che è stimato intorno ai 400 milioni di dollari all’anno.
Per il momento Apple e Google non hanno preso provvedimenti per arginare il fenomeno del fleeceware e l’unica soluzione per gli utenti è quella di utilizzare gli strumenti all’interno di Android e iOS per verificare l’eventuale presenza di abbonamenti che prevedono pagamenti periodici.
Se le cose continueranno così, però, è probabile che arrivi un giro di vite con qualche modifica nelle condizioni di vendita sui rispettivi store. Il danno d’immagine per entrambe le aziende, infatti, rischia di essere tutt’altro che trascurabile.
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