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Ago 05, 2020 Marco Schiaffino In evidenza, News, RSS, Scenario 0
I timori legati al livello di sicurezza di Windows 7 dopo la cessazione del supporto da parte di Microsoft sono ancora di attualità. Dopo gli esperti di sicurezza, che hanno segnalato il problema in passato, adesso arriva anche l’FBI.
L’occasione è la pubblicazione di un documento rivolto all’industria privata, in cui gli esperti del Federal Bureau sollecitano le imprese ad aggiornare i loro sistemi alla nuova versione. Anche dopo il termine del 14 gennaio, che ha segnato il “fine vita” di Windows 7, molte aziende continuano infatti a usare macchine equipaggiate con la vecchia versione del sistema.
Le preoccupazioni dei federali vertono sulla facilità con cui i pirati informatici possono colpire i vecchi sistemi, soprattutto sfruttando le funzionalità di rete che hanno mostrato tutti i loro limiti in occasione di attacchi come quello di WannaCry.
In realtà il supporto, anche se limitato agli aggiornamenti di sicurezza, è disponibile per alcune licenze particolari che prevedono però una contropartita economica. Insomma: qualcosa che ben poche delle aziende che ancora utilizzano Windows 7 hanno probabilmente acquistato.
Nella notifica, l’FBI sottolinea come i recenti attacchi (soprattutto quelli rivolti al settore sanitario, in cui i sistemi legacy sono purtroppo piuttosto diffusi) dimostrano che le spese per un aggiornamento (sia a livello software che hardware) sono comunque minori dei danni che le aziende possono subire in caso di attacchi.
I federali, inoltre, sottolineano un aspetto che spesso viene trascurato. Oltre a non ottenere gli aggiornamenti e le patch di sicurezza, i sistemi Microsoft per cui è terminato il supporto non ottengono nemmeno le nuove funzionalità sviluppate dal produttore.
Un “dettaglio”, questo, che può avere ulteriori conseguenze sulla sicurezza, spingendo gli amministratori IT a utilizzare strumenti software obsoleti per evitare problemi di compatibilità con Windows 7. Insomma: il mancato aggiornamento rischia di innescare un “effetto domino” che mina alle fondamenta il livello di sicurezza delle aziende.
Chissà se l’accorato appello dell’FBI, che mette sul piatto anche considerazioni di carattere geopolitico legate alla cosiddetta cyber-guerriglia, avrà qualche effetto.
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