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Set 05, 2023 Marina Londei Attacchi, Hacking, News, RSS 0
Il National Center of Incident readiness and Strategy for Cybersecurity (NISC), ovvero l’agenzia giapponese di cybersicurezza, è stato preso di mira dai cybercriminali per ben nove mesi.
A diffondere la notizia è stato il Financial Times sulla base di conferme provenienti da tre diverse fonti governative e del settore privato molto vicine all’agenzia.
Lo scorso 4 agosto il NISC aveva annunciato di essere rimasto vittima di un breach di sicurezza che aveva reso pubbliche alcune conversazioni internet via email, rivelando anche informazioni personali di partner nazionali e internazionali dell’agenzia.
Pixabay
Alla luce delle ultime scoperte, però, la situazione è molto più grave di quello che era stato rivelato inizialmente.
Dietro l’attacco, cominciato nell’autunno del 2022 e individuato solo a giugno 2023, sembra esserci un gruppo di hacker cinesi finanziato dallo stato. Il NISC non aveva confermato questo dettaglio, probabilmente perché non ci sono ancora informazioni sufficienti per dirlo.
“C’è sempre un elemento di dubbio, ma visto lo stile dell’attacco e la natura dell’obiettivo, possiamo dire con quasi completa sicurezza che la campagna è stata opera di un gruppo hacker governativo, molto probabilmente cinese” ha spiegato una delle fonti vicine al NISC.
Il governo cinese ha respinto le accuse sottolineando che le comunicazioni dell’agenzia non avevano mai menzionato la Cina, e ha invece avvertito Tokyo di fare attenzione agli Stati Uniti. “WikiLeaks ha rivelato che gli U.S.A. in passato hanno condotto operazioni di cyberspionaggio contro il Giappone, e anche contro i membri del consiglio dei ministri” ha affermato il ministro degli esteri cinese. “Che il NISC stia guardando nella direzione sbagliata?”.
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Mentre l’agenzia di cybersicurezza sta indagando sull’accaduto, dicono le fonti, gli esperti di sicurezza di Stati Uniti e Regno Unito hanno espresso le loro preoccupazioni sulla capacità del Giappone di difendersi dai cyberattacchi.
Il comparto di cybersecurity del Paese sta soffrendo molto per la carenza di personale con esperienza. Come riporta il Financial Times, a fine marzo il gruppo di sicurezza aveva solo 900 membri; un numero troppo basso, soprattutto se paragonato ai 30.000 membri della controparte cinese.
Lo scarso livello di protezione del Giappone non impatta solo sulla sicurezza nazionale, ma anche sui rapporti con le altre potenze che saranno meno propense a condividere informazioni con lo Stato asiatico.
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