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Giu 16, 2021 Marco Schiaffino Attacchi, In evidenza, Malware, News, RSS, Scenario 0
Nel mondo del cyber crimine le cose non sono mai lineari come sembrano. Dietro gli attacchi di un gruppo di pirati informatici, ci sono spesso collusioni, collaborazioni e legami nascosti con altri soggetti che si muovono nello stesso ambiente.
Per quanto riguarda il settore dei ransomware, le strategie di attacco si sono evolute da tempo e l’uso di messaggi email come vettore iniziale di attacco è stato abbandonato per tecniche più complesse.
Secondo i ricercatori di Proofpoint, però, la maggior parte degli attacchi ransomware è il frutto della collaborazione tra gruppi diversi. Gli autori dei ransomware, in altre parole, acquistano l’accesso alle reti aziendali da altri soggetti che hanno violato i sistemi in precedenza.
Come si legge nel report pubblicato sul blog della società di sicurezza, i gruppi che offrono l’accesso ai sistemi aziendali (che nel report vengono indicati con la sigla TA – Threat Actor) sono per lo più specializzati nella distribuzione di trojan bancari.
Un ruolo, quello di vettore iniziale, che fino a poco tempo fa era affidato principalmente a Emotet, una delle botnet più diffuse negli ultimi anni.
In seguito all’operazione che ne ha smantellato la rete, nell’ambiente si sono fatti avanti altri protagonisti. Tra questi gli autori di noti malware come The Trick, Dridex, Qbot, IcedID, ZLoader e Ursnif. La mappatura di questa rete è riassunta anche graficamente.
I ricercatori hanno individuato almeno dieci gruppi che paiono essere collegati agli attacchi ransomware che hanno travolto il mondo dell’informatica nelle ultime settimane. Tra questi TA800, responsabile della diffusione di The Trick, BazaLoader, Buer Loader e Ostap, che avrebbe messo a disposizione le sue backdoor per diffondere il ransomware Ryuk.
TA577 è uno dei gruppi che si è distinto per il maggiore attivismo negli ultimi mesi e da marzo gli esperti hanno individuato un collegamento col gruppo che distribuisce Sodinokibi, un ransomware ben conosciuto di cui abbiamo parlato in passato.
Insomma: l’attacco ransomware nella maggior parte dei casi rappresenterebbe soltanto il secondo stadio di un’operazione avviata e condotta da un altro gruppo di pirati, che una volta raggiunto il loro obiettivo, vendono l’accesso ai loro “colleghi”.
Uno schema ben conosciuto, che il report però definisce con un livello di dettaglio e sistematicità davvero impressionanti.
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