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Mag 20, 2021 Massimiliano Monti Attacchi, Leaks, News 0
Il mondo dell’informatica ha regole e scenari tutti suoi, molti dei quali sono chiari, o quantomeno comprensibili, solo se si conoscono almeno quarant’anni di retroscena. L’antipatia atavica nei confronti di quelli che vengono considerati poteri forti come banche e assicurazioni è uno di quelli: è presente nella scena hacker e cyber da così tanto tempo che nessuno si ricorda più perché esista, ma tutti la sbandierano. Questo potrebbe spiegare, almeno in parte, il motivo per cui il gruppo Avaddon, attivo nel ransomware, si è accanito contro alcune divisioni asiatiche di AXA. Naturalmente non c’è nulla di chiaro, né tantomeno un qualche tipo di proclama in merito, ma la tempistica dei due fatti ha solleticato l’immaginazione di molti.
La scorsa settimana abbiamo potuto leggere l’annuncio da parte della compagnia di voler ritirare dal mercato francese le polizze che coprono i danni generati dal ransomware. L’attacco, basato proprio su ransomware è avvenuto circa una settimana dopo questo annuncio e, secondo il collettivo Avaddon, ha coinvolto e sottratto circa 3 Terabyte di dati fra cui anche dati personali dei clienti come cartelle cliniche, richieste di rimborso e così via. Inoltre molti dei siti nazionali asiatici della compagnia sono stati vittime di attacchi DDOS che li hanno resi irraggiungibili.

Una tecnica che Avaddon usa da qualche mese e che serve ad aumentare la pressione psicologica sulle proprie vittime: se il riscatto per i dati non viene pagato, anche il sito Internet viene compromesso. Un altra tecnica che il gruppo utilizza è quella di pubblicare i dati che ha sottratto. Cosa che ha annunciato di voler fare anche in questo caso, se AXA non si metterà in contatto per negoziare entro 10 giorni. Alcuni dei dati sono già stati diffusi, a scopo dimostrativo.
Fra i dati sottratti si troverebbero referti medici, richieste di rimborso, pagamenti, documenti bancari dei clienti, informazioni sulla salute, carte di identità e così via. Al momento AXA sostiene che non ci sono prove di questo leak, se non un accesso effettuato da un partner in Thailandia, e non ha ancora divulgato l’entità della richiesta di Avaddon.
Come abbiamo detto, l’evento non sembra avere collegamenti con l’annuncio della compagnia in merito alle polizze Cyber Risk: insomma, non siamo di fronte alla versione aggiornata del romanzo di Robin Hood. Casomai, la tempistica davvero interessante riguarda le osservazioni fatte dall’FBI e dall’Australian Cyber Security Centre, che già da qualche giorno hanno messo in guardia il mondo delle aziende da una nuova ondata di attacchi provenienti da Avaddon e aventi come bersaglio grandi aziende e organizzazioni.
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