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Mar 18, 2020 Marco Schiaffino In evidenza, News, Privacy, RSS, Scenario, Tecnologia 0
Le strategie per contenere la pandemia influenzale del Covid-19, in questa fase, sono basate principalmente sul tentativo di isolare i portatori e rallentare la diffusione del virus. Anche utilizzando sistemi di sorveglianza a distanza che, in altri momenti, verrebbero ritenuti inaccettabili.
Come racconta in un articolo il New York Times, a dare il via alle danze (sorpresa!) ci ha pensato la Cina, che già a fine febbraio ha distribuito sulle piattaforme digitali Alipay Health Code, un’app per smartphone il cui scopo è quello di “aiutare” i cittadini ad adattare il loro comportamento alla situazione di emergenza.
La sua distribuzione è stata rapidissima e ha sfruttato la popolarità di Alipay, app per i pagamenti mobile gestita da Ant, una società del gruppo Alibaba.
L’applicazione, in pratica, utilizza un codice basato su colore (verde, giallo, rosso) per suggerire all’utente come comportarsi, se cioè mettersi in auto-quarantena o meno. Come lo decide? I dettagli non sono stati rilevati, ma considerato il livello a cui è arrivata la sorveglianza in Cina, c’è solo l’imbarazzo della scelta: dal tracciamento della posizione tramite GPS, al riconoscimento facciale attraverso le migliaia di videocamere presenti nelle metropoli del paese asiatico.
A provarci sarebbe stato anche il governo in Iran, attraverso lo sviluppo di un’app ufficialmente proposta per diagnosticare il Covid-19, ma con funzioni di tracciamento nascoste. In questo caso, però, l’applicazione sarebbe stata ritirata dopo la denuncia di un ricercatore che ne ha svelato il reale funzionamento.
Iran’s Health Ministry sent a message to Iranians asking them to use an app to check potential #coronavirus symptoms, before heading to the hospital.
We just uncovered that the Iranian regime is using this app as a tool to spy on Iranians.https://t.co/uH5MRYIv16 pic.twitter.com/2tjUMD26Jk
— 🤖Nariman (@NarimanGharib) March 7, 2020
Qualcosa di simile potrebbe essere accaduto in Tailandia, da dove arrivano segnalazioni riguardanti uno strano comportamento dell’app AOT Airports, che in teoria dovrebbe solo permettere di compilare una versione digitale per la registrazione dei viaggiatori.
L’installazione dell’app, come riporta il Bangkok Post in un articolo, è stata resa obbligatoria in una prima fase per tutti i viaggiatori provenienti da paesi a rischio (tra cui l’Italia), ma tutti gli utenti segnalano che richiede un gran numero di autorizzazioni (tra cui l’uso della geolocalizzazione) e cerca in continuazione di attivare la connessione Bluetooth.
Due to the outbreak of COVID-19, all inbound passengers are required to submit T.8 from via the AOT Airports Application. Please follow the guidance strictly เนื่องจากสถานการณ์การระบาดของไวรัสCOVID-19 ผู้โดยสารทุกท่านจำเป็นต้องกรอกข้อมูลในแบบฟอร์ม ต.8 ผ่านAOT Airports Application pic.twitter.com/WSfmhRjCGc
— AOT OFFICIAL (@AOTthailand) March 12, 2020
Decisamente più “sfacciata” l’iniziativa presa in Israele, dove il premier Benjamin Netanyahu ha annunciato che il governo utilizzerà strumenti originariamente sviluppati in chiave di contrasto al terrorismo per controllare la diffusione della pandemia.
Secondo quanto riporta Haaretz, questi strumenti dovrebbero essere usati per tracciare i pazienti positivi al Covid-19 e verificare che rispettino la quarantena.
Negli USA, l’amministrazione di Donald Trump starebbe prendendo contatti con le aziende IT (tra cui Google e Facebook) per studiare un metodo di tracciamento simile. A riportarlo in un articolo è il Washington Post, che per il momento parla di “dati anonimizzati” utilizzati sostanzialmente per fini statistici.
Visti i precedenti, però, sono in molti a domandarsi cosa stia cercando davvero di mettere in piedi il governo statunitense.
In Italia, per il momento, l’approccio è molto più “soft” e le uniche indicazioni in questo senso riportate dalle agenzie di stampa riguardano il monitoraggio in Lombardia degli spostamenti attraverso l’analisi del collegamento degli smartphone alle celle telefoniche.
In definitiva, l’emergenza coronavirus ha aperto le porte all’utilizzo degli strumenti tecnologici come una (efficacissima) forma di monitoraggio e sorveglianza dei cittadini. Se l’emergenza in qualche modo giustifica la scelta, la domanda che tutti si fanno è se, una volta superata l’emergenza, si potrà tornare indietro.
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