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Nov 22, 2019 Marco Schiaffino In evidenza, News, Privacy, RSS 0
Il tema del tracciamento della navigazione su Internet è stato uno dei primi ad attirare l’attenzione di chi si occupa di privacy e, col tempo, agli utenti sono stati forniti numerosi strumenti che consentono di arginare le funzioni che registrano la loro attività sul Web.
In particolare, tutti i browser più diffusi mettono a disposizione funzionalità “anti-tracciamento” che bloccano cookies e altre tecniche di monitoraggio della navigazione. Esistono anche estensioni (come uBlock Origin) che permettono di garantire un maggior livello di protezione.
Lo scenario, in buona sostanza, è quello di una continua rincorsa tra aziende di marketing interessate alle informazioni collegate alla navigazione e sviluppatori di software che cercano di offrire strumenti per arginarne l’invasività.
La cronaca, adesso, registra un passo avanti da parte dei primi. La notizia arriva dalla Francia e riguarda l’utilizzo di un tracker che verrebbe utilizzato dal sito di news online Liberation. Il tracker, sviluppato dall’azienda di marketing Eulerian, sfrutterebbe una sorta di “area grigia” che gli permette di aggirare tutte le forme di protezione fin qui conosciute.
In cosa consiste? La tecnica fa leva sulla distinzione tra cookie dell’editore e cookie di terze parti. Il primo, spesso indispensabile per o stesso corretto funzionamento di un sito, è normalmente accettato come uno strumento “positivo”. Il cookie di terze parti, invece, è considerato come uno strumento per monitorare la navigazione.
Questa distinzione è alla base delle tecniche di protezione della privacy, che consentono i cookie dell’editore e bloccano invece quelli di terze parti.
Il trucchetto messo in campo da Eulerian, ma che in realtà è già noto da tempo, prevede la creazione di un sottodominio che, a livello di DNS, viene collegato a quello principale attraverso un record CNAME. In altre parole: il sistema punta a mascherare l’origine del tracker in modo che sembri provenire dall’editore.
Una pratica che da un punto di vista tecnico funziona, ma che sotto un profilo legale potrebbe confliggere con le norme fissate dal GDPR, che prevede un consenso esplicito da parte dell’utente per consentire la raccolta dei dati in questa modalità.
Purtroppo questa forma di controllo si sta dimostrando ben poco efficace. Il fiorire di notifiche che richiedono consensi per il trattamento dei dati, infatti, da questo punto di vista non aiuta: è probabile che i visitatori di un sito facciano click per dare il consenso senza nemmeno preoccuparsi di ciò che stanno facendo.
Un modo per bloccare questo subdolo tracker però esiste e lo ha messo in campo proprio uBlock Origin con la nuova versione dell’estensione. Con un solo limite: il sistema di protezione funziona solo con Firefox. Il browser di Mozilla, infatti, integra delle API che permettono a un’estensione di risolvere i DNS e, di conseguenza, “stanare” il tracker.
Ora che le aziende che sfruttano questa tecnica sembrano crescere esponenzialmente, è probabile però che anche altri sviluppatori si preoccuperanno di dotare i loro browser di strumenti simili. O, per lo meno, lo speriamo.
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