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Ott 16, 2019 Marco Schiaffino In evidenza, News, RSS, Vulnerabilità 0
Secondo i ricercatori di sicurezza, il bug individuato in Linux non dovrebbe creare troppi problemi a livello globale. Nonostante riguardi una tecnica che permette di elevare i privilegi di un utente, infatti, la falla di sicurezza (CVE-2019-14287) è stata infatti classificata da Red Hat con uno score di “solo” 7.8 su 10.
Il motivo? Un eventuale exploit funziona solo se l’amministratore ha impostato la funzione Sudo (quella che consente di avere privilegi di super utente – ndr) per consentire a qualsiasi utente all’interno di un gruppo l’esecuzione di comandi come se fosse un altro utente.
L’impostazione, che può essere inserita nel file sudoers che regola l’uso di Sudo, consente in pratica di concedere a tutti gli utenti la possibilità di controllare gli altri utenti (con l’eccezione del super user) utilizzando RunAs.
Nelle intenzioni, quindi, una impostazione di questo genere consente un ampio campo di azione, ma esclude i privilegi di root. Peccato che le cose non funzionino esattamente così.
Se un utente esegue un comando impostando l’ID utente con il valore -1 (il comando completo è sudo -u#-1), infatti, acquisisce automaticamente i privilegi di root. Il valore -1, infatti, viene interpretato come “non cambiare l’ID dell’utente”. E visto che Sudo viene avviato come root, il sistema esegue il comando con i massimi privilegi.
L’elemento curioso è che lo stesso accade se si usa il comando -u#4294967295, che in 32 bit corrisponde proprio a -1. Il bug è stato prontamente corretto con il rilascio di Sudo 1.8.28. Ci si aspetta, quindi, che tutti gli aggiornamenti per le varie distro lo includano.
La speranza, in ogni caso, è che i sistemi potenzialmente vulnerabili siano pochi, se non pochissimi. La stessa idea di permettere a qualsiasi utente di eseguire qualsiasi comando come se fosse un altro, da un punto di vista logico, è piuttosto bizzarra.
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