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Ott 26, 2018 Marco Schiaffino News, Scenario 0
Non che ne avessero bisogno, ma Apple e il suo iPhone nella giornata di ieri hanno avuto i classici “15 minuti di celebrità” di cui parlò a suo tempo il mitico Andy Warhol.
Ad accendere i riflettori sullo smartphone della mela sono state due notizie. La prima riguarda iOS e l’annosa questione dei suoi sistemi di blocco tramite impronta digitale e PIN, che secondo polizia e FBI rappresentano un ostacolo alle indagini quando gli inquirenti si trovano tra le mani un dispositivo Apple e faticano a violarne il sistema per accedere a informazioni e prove che gli servono.
Negli ultimi tempi, le forze dell’ordine statunitensi erano riuscite ad aggirare il problema grazie a GrayKey, un dispositivo di cui abbiamo parlato in questo articolo e che consente di accedere al contenuto dello smartphone in barba a tutti i sistemi di sicurezza.
La notizia è che sembra che la pacchia sia finita. Con il nuovo iOS 12, infatti, il dispositivo non sarebbe più in grado di accedere alla memoria degli smartphone di Apple.
L’altro episodio di cronaca che tira in ballo Apple riguarda invece un’inchiesta del New York Times, secondo il quale il presidente USA Donald Trump sarebbe convinto che le sue comunicazioni non siano sicure e che spie russe e cinesi “origlino” tutte le sue conversazioni quando telefona con il suo iPhone.
L’uscita, che ha avuto un certo rilievo sui media internazionali, non ha fatto piacere al governo di Pechino, che ha replicato per bocca di Hua Chunying, portavoce del Ministro degli esteri cinese.
“Se Trump è preoccupato della sicurezza del suo iPhone, può sempre passare a un Huawei” avrebbe dichiarato, secondo quanto riporta il South China Morning Post.
La battuta all’acido solforico fa riferimento al recente provvedimento degli USA (ma anche di Gran Bretagna, Australia, Canada e India) di bandire dai loro mercati i cellulari del produttore cinese, accusato di inserire backdoor nei firmware degli smartphone per spiare i paesi occidentali.
Per la verità, lo stesso Trump aveva contestato l’inchiesta dal NYT, secondo la quale il presidente USA utilizzerebbe ben tre diversi iPhone (due “modificati dall’NSA per renderli più sicuri e uno invece in condizioni “di fabbrica”) nonostante i protocolli di sicurezza della Casa Bianca suggeriscano di usare solo linee fisse per le chiamate presidenziali.
Di questi tempi, però, Donald Trump non è esattamente quello che si potrebbe considerare un “testimonial ideale” e c’è da essere certi che Apple avrebbe preferito non finire per essere associata al tycoon.
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