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Dic 13, 2017 Marco Schiaffino Hacking, In evidenza, Malware, News, RSS, Vulnerabilità 0
Si fa chiamare “The Doctor” ma tutti lo conoscono come Janitor, il nome che utilizza (in realtà è JanitOr) sui forum hacker.
La sua celebrità è dovuta al fatto di essere l’autore di BrickerBot, un worm comparso lo scorso aprile e che ha sollevato un vespaio nel settore della sicurezza.
BrickerBot, nelle intenzioni del suo autore, sarebbe infatti un “worm buono” pensato per arrestare la diffusione delle botnet (come Mirai) che fanno strage dei dispositivi IoT, quella “Internet of Things” composta da videocamere di sorveglianza, router e device simili che negli ultimi mesi ha destato non poche preoccupazioni tra gli esperti di cyber-security.
Definirlo “buono”, però, rischia di essere eccessivo. A differenza di altri worm simili, come Hajime, BrickerBot non si limita a correggere le vulnerabilità presenti sui dispositivi che colpisce, ma li rende completamente inutilizzabili. Un sistema piuttosto drastico (anche se efficace) che danneggia però i possessori dei dispositivi in questione.
Il “grey hat” ha però rivendicato a più riprese la sua linea d’azione, sostenendo che fosse l’unico modo per impedire che su Internet prendessero forma botnet di dimensioni talmente grandi da mettere a rischio l’esistenza stessa della Rete.
E visti i precedenti, come il caso dell’attacco a Dyn che nell’ottobre 2016 ha messo K.O. le comunicazioni in buona parte degli USA, forse non ha nemmeno tutti i torti.

L’attacco che ha messo fuori uso Internet in varie parti degli Stati Uniti ha sfruttato una botnet composta da circa 100.000 dispositivi compromessi dal worm Mirai.
Ora Janitor ha deciso di interrompere la sua campagna. In un’email inviata a Bleeping Computer spiega i motivi del suo addio.
Oltre al timore di subire le conseguenze delle sue azioni (comunque illegali) sulla decisione avrebbe pesato anche un elemento più “strategico”: la paura che arginare la diffusione delle botnet finisca per impedire che ci sia una reale sensibilizzazione sul rischio che rappresentano.
Nel suo messaggio a Bleeping Computer, tra le altre cose, Janitor sembra aver incluso parte del codice sorgente di BrickerBot. I colleghi della testata Internet, però, hanno deciso di non pubblicarlo (nemmeno in parte) per evitare che qualcuno possa sfruttarlo per creare malware con caratteristiche simili.
A quanto pare, infatti, il worm sfrutterebbe alcune vulnerabilità zero-day che potrebbero essere molto (troppo) utili ai cyber-criminali.
Ora, però, rimane il problema. Nel suo addio, infatti, Janitor sostiene di aver colpito con BrickerBot più di 10 milioni di dispositivi che, altrimenti, sarebbero finiti a ingrossare le fila delle varie botnet utilizzate per attacchi DDoS dai pirati informatici. Cosa succederà nei prossimi mesi ora che BrickerBot va in pensione?
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