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Set 29, 2017 Marco Schiaffino Attacchi, Hacking, News, RSS 0
Non serve essere un genio del crimine per arricchirsi con il cyber-crimine. In molti casi è sufficiente sfruttare quello che si trova in giro e fare conto semplicemente sull’incompetenza degli amministratori IT.
La dimostrazione arriva da un caso testimoniato da ESET in un report pubblicato sul blog ufficiale della società di sicurezza. Protagonista un hacker che è riuscito a incassare denaro sonante sfruttando la pigrizia di una manciata di tecnici.
Il pirata informatico, in realtà si è limitato a sfruttare a suo vantaggio informazioni ben note e strumenti accessibili a chiunque. In particolare, ha preso di mira i server ISS (Internet Service Server) di Microsoft.
Per compromettere le macchine, l’ignoto furbacchione ha sfruttato una vulnerabilità conosciuta in Microsoft IIS 6.0 (CVE-2017-7269) rilevata lo scorso marzo e che, in teoria, non dovrebbe più rappresentare una minaccia.
Si tratta di una delle famigerate vulnerabilità venute alla luce con la pubblicazione dei tool dell’NSA a opera degli Shadow Brokers nella primavera scorsa.
Nonostante si tratti di una vulnerabilità che affligge una vecchia versione di Windows Server (per cui in teoria non è più fornita assistenza) Microsoft ha infatti rilasciato una patch che risolve il problema. Come sempre, però, il rilascio di un fix non comporta automaticamente la soluzione del problema: serve che qualcuno lo applichi.
Evidentemente non lo hanno fatto in molti o, per lo meno, c’è un numero di server piuttosto consistente che non è stato aggiornato.
Una vera manna per il protagonista della nostra storia, che è riuscito a individuare le macchine vulnerabili e a sfruttare la falla per installarci sopra un software in grado di generare Monero (una cripto-valuta simile ai Bitcoin – ndr) utilizzando la potenza di calcolo dei computer compromessi.
Secondo i ricercatori di ESET, il nostro eroe avrebbe utilizzato un miner chiamato xmrig, sfruttando la vulnerabilità in questione fin dal primo giorno (il 26 marzo 2017) per mettere al lavoro i computer compromessi e incassare la cripto-valuta generata. Bilancio dell’operazione stimato dai ricercatori: 63.000 dollari.
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