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Lug 13, 2017 Marco Schiaffino Gestione dati, News, RSS 0
Tenere traccia delle chiamate all’assistenza dei propri clienti può essere una bella idea. Lasciarli in un server al quale può accedere chiunque senza autenticazione molto meno.
L’ennesimo capitolo nella saga della gestione “allegra” dei dati personali lo scrive NICE Systems, una società di sicurezza israeliana che ha lasciato i dati di 14 milioni di utenti Verizon in un server Amazon S3 senza predisporre alcun sistema di autenticazione per accedervi.
A individuare il server è stato il solito Chris Vickery di UpGuard, che già in passato ha denunciato la pessima abitudine di piazzare database senza alcuna protezione qua e là per la rete.
I dati in questione, in particolare, comprenderebbero informazioni personali di utenti dell’operatore di telecomunicazioni. I dati più “sensibili” come i PIN sembra siano protetti da hash, ma tra i dati ci sono anche le trascrizioni (probabilmente generate con un sistema di riconoscimento vocale) delle chiamate all’assistenza di Verizon.

Slogan azzeccatissimo: “usa il potere dei dati!” e poi lasciali su un server senza nessuna protezione per farlo usare a chiunque altro.
Secondo quanto riportato da UpGuard la sciatteria di NICE Systems non riguarderebbe solo le modalità di gestione dei dati, ma anche i tempi di reazione. Il server sarebbe infatti rimasto al suo posto (e accessibile) per ben nove giorni dopo l’avviso inviato da UpGuard all’azienda israeliana.
Considerato che NICE Systems gestisce anche servizi come le chiamate di emergenza (sul suo sito viene dato molto risalto alla sua collaborazione con la città di New York) il quadro che ne viene fuori è decisamente preoccupane.
Il danno, tra l’altro, non riguarda solo la violazione della privacy subita dai clienti dell’operatore telefonico. La stessa Verizon, oltre a rimetterci in termini di reputazione, si trova a dover fronteggiare un leak di dati che può provarle qualche problema.
I dati esposti, infatti, comprendono anche informazioni raccolte dal servizio assistenza riguardo i clienti, tra cui aspetti come il “livello di frustrazione”. Niente di più facile che i concorrenti stiano già martellando di telefonate i clienti insoddisfatti per offrirgli un contratto con un nuovo operatore.
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