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Lug 05, 2016 Marco Schiaffino News, Privacy 0
Come se i moduli per richiedere il visto d’ingresso negli Stati Uniti non fossero già abbastanza ridicoli, con domande del tipo “È sua intenzione impegnarsi in attività di spionaggio, sabotaggio, violazione delle norme sull’esportazione o in qualunque altra attività illegale mentre è negli Stati Uniti?”, in un prossimo futuro potrebbero comprendere la richiesta di fornire gli estremi per “scansire” i nostri profili social.
La proposta arriva dall’Homeland Security e avrebbe l’obiettivo di rendere più facile l’individuazione di eventuali terroristi nel corso della valutazione per la concessione del visto e l’ingresso negli USA.
Stando a quanto se ne sa per il momento, si tratterebbe di un’informazione che dovrebbe essere fornita (almeno in una prima fase) su base volontaria e che servirebbe, oltre a consentire indagini più approfondite su chi chiede il visto, di utilizzare i social per contattarlo in caso di necessità.
La notizia è stata accolta con ironia da molti commentatori. L’idea che un terrorista possa tradirsi fornendo i dati di un profilo Facebook o Twitter sul quale ha pubblicato contenuti compromettenti, effettivamente, è piuttosto remota.
A preoccupare molti, però, è lo scarso senso dello humor tipico dei pubblici ufficiali statunitensi. Come ha a suo tempo riportato il Sun, per esempio, nel 2012 i doganieri USA hanno respinto due cittadini britannici a causa di alcuni messaggi goliardici postati su Twitter.
Visto poi che nel terzo millennio non avere alcun profilo social è quantomeno inusuale, rifiutarsi di fornire l’informazione potrebbe diventare estremamente controproducente e trasformarsi in un indizio del fatto di avere qualcosa da nascondere.
Rimane poi da capire quale possa essere l’altra faccia della medaglia e se questa “innovazione” possa prevedere, per esempio, un nuovo braccio di ferro tra governo USA e social network sull’accesso ai dati privati degli utenti.
Per il momento, comunque, si tratta ancora di un’ipotesi: la discussione vera e propria comincerà solo dopo un periodo di 60 giorni. In questi due mesi (la scadenza è il 22 agosto) i cittadini e gli altri enti governativi potranno commentare la proposta.
In particolare, a quanto si legge sul sito del Registro Federale, il Dipartimento della Sicurezza Interna in questi 2 mesi spera di ricevere suggerimenti per ottimizzare l’efficacia delle ricerche, ridurre al minimo i costi e scegliere gli strumenti informatici più adeguati per registrare le informazioni. In bocca al lupo.
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