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Nov 06, 2018 Marco Schiaffino In evidenza, News, RSS, Vulnerabilità 0
Non si tratta di attacchi in remoto, ma di “prossimità”. La gravità delle falle di sicurezza (CVE-2018-16986 e CVE-2018-7080) scoperte dai ricercatori di Armis, però, è tale da richiedere interventi decisamente urgenti.
Tutto gira intorno al protocollo BLE (Bluetooth Low Energy) sviluppato a partire dal “vecchio” Bluetooth e che prevede una serie di funzionalità aggiuntive introdotte (soprattutto) per migliorare la gestione della solita Internet of Things.
Come spiegano in un report dedicato, BleedingBit fa leva su un bug a livello dei chip prodotti da Texas Instrument, che vengono utilizzati in vari dispositivi medicali (pompe per l’insulina e pacemaker) e in dispèositivi di vario genere come serrature “smart” e simili, ma soprattutto negli access point prodotti da Cisco, Meraki e Aruba.
Secondo gli autori del report, stiamo parlando delle tre aziende che si spartiscono il 70% del mercato nel settore networking.
La prima vulnerabilità (CVE-2018-16986) consente di portare un attacco che deve essere portato a una distanza sufficientemente ridotta per rientrare nel raggio d’azione di BLE ed è suddiviso in due passaggi.
Nel primo il pirata dovrebbe inviare all’access point una serie di pacchetti confezionati ad arte che contengono il codice che vuole eseguire.
Nel secondo step, viene invece inviato un pacchetto alterato con uno specifico bit, che provoca un overflow e avvia l’esecuzione del codice caricato in precedenza. Nello scenario prospettato dai ricercatori, questa tecnica permette di installare una backdoor sul dispositivo.
La seconda vulnerabilità (CVE-2018-7080) riguarda invece la presenza di una backdoor che, nelle intenzioni, servirebbe a eseguire un “push” del firmware attraverso una password predefinita. Secondo Texas Instrument, la funzione non avrebbe dovuto essere attivata. Peccato che sia successo esattamente il contrario.
Texas Instrument, contattata da Armis, ha rilasciato un aggiornamento che risolve la vulnerabilità (versione 2.2.2) riguardante l’esecuzione di codice in remoto.
Per quanto riguarda la presenza della backdoor, invece, la sua presenza dipende dalle impostazioni previste dai produttori sui singoli modelli. Invitiamo quindi a consultare il report di Armis, nel quale sono riportati i dettagli per ogni singolo produttore.
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