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Lug 12, 2017 Marco Schiaffino Attacchi, Hacking, In evidenza, Intrusione, News, Privacy, RSS 0
Probabile caso di “spionaggio di stato” in Messico. A denunciarlo è Citizen Lab, che ha acceso i riflettori sulla vicenda che coinvolge gli investigatori del Gruppo Interdisciplinare di Esperti Indipendenti (GIEI) incaricato di indagare sul rapimento di 47 studenti in Messico avvenuto nel 2014 e tuttora avvolto dal mistero.
Il telefono del coordinatore del gruppo (usato anche dagli altri investigatori) sarebbe stato compromesso con Pegasus, un software di spionaggio prodotto da NSO Group, azienda israeliana piuttosto conosciuta nel settore e che fornisce (a caro prezzo) software-spia a governi di tutto il mondo.
Stando a quanto riportato da Citizen Lab, non si tratterebbe del primo caso di questo genere avvenuto in Messico. In precedenti report (1–2–3) gli attivisti hanno più volte denunciato il fatto che il governo messicano fa un uso sistematico di strumenti di spionaggio per controllare giornalisti, politici e oppositori.
La vicenda legata al GIEI (come le altre denunciate da Citizen Lab) risalirebbe al 2016, periodo nel quale il malware Pegasus ha avuto il suo momento di massimo splendore. Il software dell’NSO Group, infatti, era in grado di sfruttare una vulnerabilità di iOS (Trident) che gli consentiva di accedere a messaggi, email e chat.
Stando a quanto si legge nel report, l’attacco è stato portato attraverso alcuni messaggi SMS contenenti un link che puntava a un sito contenente l’exploit dell’NSO Group e il semplice collegamento al sito Internet ha permesso ai cyber-spioni di installare il software di Spionaggio sul telefono del coordinatore del GIEI.
I messaggi utilizzati per indurre la vittima ad aprire il link sono un capolavoro di ingegneria sociale: “Mio padre è morto oggi all’alba, siamo distrutti, ti mando le date per la veglia, spero tu possa venire”. A seguire il link.
L’SMS (anche se il rapporto non lo specifica) proveniva probabilmente da un numero sconosciuto. Di fronte a un messaggio del genere, però, è probabile che il primo istinto di chi lo legge sia quello di aprire il link per capire per lo meno di chi si stia parlando.
Stando alla ricostruzione ripresa anche dal New York Times, messaggi simili sarebbero arrivati anche ad altri membri del team. Questi, però, non li avrebbero aperti.
Secondo quanto dichiarato da Francisco Cox, avvocato cileno e membro del team vittima dell’attacco, la vicenda sarebbe di particolare gravità. “Non hanno hackerato un telefono qualunque” ha dichiarato al New York Times “ma lo smartphone di una persona a cui era stata garantita l’immunità”.
Difficile, però, che la denuncia di Citizen Lab abbia conseguenze almeno sul piano legale. Le caratteristiche di Pegasus, infatti, sono tali per cui è pressoché impossibile risalire all’autore dell’attacco. I sospetti nei confronti del governo messicano, quindi, rischiano di essere destinati a rimanere tali.
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