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Gen 05, 2017 Marco Schiaffino Malware, Minacce, News, Ransomware, RSS 0
Perché limitarsi a estorcere denaro alle proprie vittime quando si può utilizzare il loro computer anche per attaccare un sito Web?
Questa doppia funzione è stata rilevata dai ricercatori del MalwareHunterTeam all’interno di una nuova famiglia di malware, battezzati con il nome di FireCrypt.
Come avviene sempre più spesso, il ransomware in questione viene generato utilizzando un kit di sviluppo messo a punto da pirati informatici e poi venduto o “affittato” ad altrui cyber-criminali.
Si tratta di vere e proprie “fabbriche di malware”, che permettono di eseguire personalizzazioni e modifiche ad hoc nella creazione del codice.
Stando all’analisi dei ricercatori, in questo caso si tratterebbe però di un prodotto mediocre, che non regge il paragone con altri kit simili in circolazione nei bassifondi del Web. Nonostante ciò, la famiglia di malware FireCrypt può rappresentare un pericolo per un gran numero di utenti.
Funzioni banali e poche possibilità di personalizzare il malware. Secondo i ricercatori del MalwareHunterTeam, FireCrypt è un kit di serie B.
Il ransomware viene incorporato in un file EXE, che viene camuffato con un’icona posticcia in modo da sembrare un PDF on un file DOC e, di conseguenza, viene probabilmente distribuito attraverso campagne di phishing via email.
Quando viene eseguito, FireCrypt disabilita per prima cosa il Task Manager. Immediatamente dopo comincia a crittografare 20 tipi di file sul disco fisso del computer. Terminata l’operazione, visualizza un messaggio con la richiesta di pagare un riscatto in bitcoin per ottenere la chiave che permette di decifrare i dati presi in ostaggio.
Stando a quanto riportato dai ricercatori, email e indirizzo per il pagamento sono predefiniti, il che porta a pensare che l’autore del kit utilizzi un “modello di business” basato sull’affiliazione: i complici che lo diffondono riceverebbero una percentuale dei riscatti pagati dalle vittime.
Il ransomware modifica l’estensione dei file crittografati aggiungendo “FireCrypt” dopo l’estensione del file e, almeno per il momento, non esiste alcuno strumento per decifrare i dati codificati dal malware.
La sua attività, però, non si ferma qui. FireCrypt, infatti, avvia un collegamento al sito dell’Authority per le comunicazioni del Pakistan e comincia a scaricare il contenuto della pagina principale.
L’autore del kit lo definisce una forma di DDoS, ma il suo effetto è solo quello di saturare il disco fisso del computer infetto con dati inutili.
L’impatto sul sito Internet bersagliato, infatti, è decisamente limitato e potrebbe diventare rilevante solo se i computer compromessi arrivassero a essere migliaia e portassero l’attacco contemporaneamente.
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