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Apr 23, 2025 Marina Londei Gestione dati, In evidenza, News, RSS 0
A sei anni dal primo annuncio, Google ha deciso di fare un (grosso) passo indietro sulla sua Privacy Sandbox e di tornare all’uso dei cookie di terze parti.
In un post sul proprio blog la compagnia ha spiegato che il cambio di direzione è dovuto alle “visioni contrastanti su cambiamenti che possono impattare la disponibilità dei cookie di terze parti“, facendo riferimento a sviluppatori, enti regolatori e i soggetti dell’industria pubblicitaria che si sono fortemente opposti al progetto fin dall’inizio.
“L’adozione di tecnologie che migliorano la privacy ha subito un’accelerazione, sono emerse nuove opportunità per salvaguardare e proteggere le esperienze di navigazione delle persone con l’intelligenza artificiale e il panorama normativo mondiale si è notevolmente evoluto. Tenendo conto di tutti questi fattori, abbiamo deciso di mantenere il nostro attuale approccio per offrire agli utenti la possibilità di scegliere i cookie di terze parti in Chrome e non introdurremo un nuovo prompt standalone per i cookie di terze parti” ha affermato Anthony Chavez, VP, Privacy Sandbox di Google.
Con Privacy Sandbox l’obiettivo di Google era spostare la profilazione utente dai cookie di terze parti al browser per ridurre il numero di informazioni condivise con compagnie terze. Gli utenti vengono comunque tracciati, ma i loro dati sono anonimizzati e riguardano solo le categorie di interesse e aree tematiche specificate dal singolo utente, non il dettaglio della navigazione.
Attivando questa funzionalità gli utenti possono scegliere quali interessi condividere con le compagnie terze e quali no, in modo da ricevere gli annunci più rilevanti.
Molti grandi nomi del mondo tech avevano avanzato le loro preoccupazioni e i loro dubbi per questa scelta, chi sostenendo che non fosse un aiuto effettivo per la privacy, chi sollevando il problema della generazione degli argomenti e della classificazione dei siti web; inoltre, la scelta di Google rischiava di accentrare ancora di più il controllo del web sul colosso di Mountain View.
Insomma, quella che secondo Google sarebbe dovuta essere la rivoluzione della privacy sul web, è stata relegata a una mera opzione: gli utenti possono infatti scegliere se usare o meno Privacy Sandbox dalle impostazioni di sicurezza di Chrome.
Google ha specificato che continuerà a migliorare la protezione dal tracking per la modalità incognito di Chrome e che prevede di lanciare IP Protection nel terzo trimestre del 2025. La feature promette di ridurre il rischio di tracciamento nascosto e bloccare la condivisione dell’IP dell’utente con terze parti.
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