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Ott 25, 2016 Marco Schiaffino In evidenza, News, RSS, Vulnerabilità 0
Si tratta della prima vulnerabilità per dispositivi mobili che non fa leva sui componenti software. Battezzata con il nome di Drammer, si tratta di un bug legato alla gestione dei dati nelle memorie DRAM già individuata nel settore PC (con il nome di Rowhammer) più di un anno fa.
La vulnerabilità, spiegano i ricercatori di VUSec in un report che illustra le caratteristiche del bug, consente di manipolare i dati in memoria senza accedervi.
Nello specifico, la manipolazione avviene attraverso la lettura ripetuta di una specifica porzione di memoria, che porta al “flip” di un bit (uno 0 diventa 1 o viceversa) all’interno dei dati conservati nella memoria stessa.
I ricercatori sono riusciti a utilizzare la tecnica per creare un exploit in grado di ottenere i privilegi di root su un dispositivo Android.
Utilizzato in abbinata con altre tecniche di attacco, permetterebbe a un pirata di compromettere con estrema facilità qualsiasi dispositivo.
L’esempio citato dai ricercatori di VuSec è Stagefright, l’exploit che sfrutta un bug del mediaserver per avviare l’esecuzione di codice attraverso il semplice collegamento a un URL.
Stagefright è stato mitigato con aggiornamenti che si basavano esattamente sulla limitazione dei privilegi per impedire l’attacco. Usato in abbinata a Drammer diventerebbe di nuovo uno strumento micidiale.
La buona notizia è che non tutti i dispositivi sono vulnerabili. Per verificare se il proprio smartphone può essere attaccato con questa tecnica è possibile utilizzare un’app realizzata dagli stessi ricercatori.
Per il momento l’app non è ancora disponibile su Google Play, ma può essere scaricata direttamente da questo link.
I dispositivi a rischio, però, sarebbero milioni: stando ai test effettuati su 27 modelli attualmente in commercio, ben 18 di questi sono risultati vulnerabili tra cui Nexus, LG, Samsung e HTC.
Ora la palla passa agli sviluppatori del Secuirty Team di Android, che sta studiando la vulnerabilità dal 25 luglio scorso e che il 3 ottobre ha comunicato la presenza della falla ai partner.
I tempi per eventuali patch, però, non sono chiari. A novembre Google dovrebbe rilasciare la sua prima patch, che dovrebbe rendere più difficile sfruttare la falla. Per i modelli di altri produttori, però, bisognerà probabilmente aspettare di più.
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