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Dic 23, 2020 Marco Schiaffino In evidenza, News, RSS, Scenario 0
La notizia, per come è stata veicolata dagli uffici stampa di Europol e Dipartimento di Giustizia USA, sembrerebbe il classico riassunto di un’operazione contro il cyber crimine. In realtà, le caratteristiche di quella che è stata battezzata “Operation Nova” la collocano in un’area grigia in cui le ombre sembrano essere predominanti rispetto alle luci.
La fredda cronaca parla di un’operazione che ha portato al sequestro (e blocco) di tre servizi VPN. Si tratta, nel dettaglio, di insorg.org, safe-inet.com e safe-inet.net. Soggetti che fornivano funzionalità di Virtual Private Network (i sistemi che consentono di utilizzare una connessione crittografata non tracciabile – ndr) a livello mondiale.
La vicenda, però apre un tema piuttosto spinoso per quanto riguarda l’erogazione di servizi per la navigazione anonima su Internet.
Stando a quanto si legge nei comunicati pubblicati da Europol (qui il testo completo) e dal Dipartimento di Giustizia USA (qui il testo completo), il sequestro dei tre servizi VPN sarebbe stato motivato dal fatto che questi sarebbero stati usati da numerosi gruppi di cyber criminali per coprire le tracce delle loro attività.

In particolare, le autorità statunitensi descrivono i fornitori di connessioni protette come servizi “bulletproof”, servizi cioè che sarebbero stati ideati con il preciso obiettivo di fornire funzionalità di hosting o di VPN per attività criminali.
Insomma: il sequestro dei servizi sarebbe dovuto al fatto che si tratterebbe di attività funzionali al cyber crimine. In assenza di maggiori dettagli (nei comunicati non vengono forniti) l’operazione solleva però rilevanti perplessità sia a livello giuridico, sia a livello logico.
I gestori dei servizi in questione, infatti, non sarebbero stati accusati di alcun reato. Il sequestro, di conseguenza, non sarebbe giustificato da un’attività illecita “diretta” ma dal fatto che garantissero un livello di riservatezza tale da poter essere sfruttato (anche) da gruppi di cyber criminali.
Un precedente inquietante, che si colloca in uno scenario in cui le autorità sembrano essere sempre meno tolleranti nei confronti di chi offre servizi di anonimizzazione della navigazione su Internet e delle stesse tecnologie che consentono comunicazioni riservate (i protocolli di crittografia ed to end) su piattaforme digitali.
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