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Dic 22, 2020 Marco Schiaffino Attacchi, Gestione dati, Hacking, In evidenza, News, RSS 0
Una delle più grandi cyber-truffe mai scoperte ha come protagonista un esperto di informatica italiano, che secondo la Polizia Postale di Firenze avrebbe architettato un sistema per sottrarre sistematicamente fondi dall’exchange di criptovalute BITGRAIL, che lui stesso gestiva fino al fallimento nel gennaio del 2019.
Come si legge nel comunicato stampa pubblicato dal Commissariato di PS Online, la vicenda è partita a causa della denuncia dello stesso indagato (indicato semplicemente come “F.F.”) in qualità di amministratore unico di BITGRAIL.
Il trentaquattrenne fiorentino lamentava un furto ai danni della piattaforma di una somma pari a 120 milioni di euro, che sarebbero stati sottratti sfruttando un bug della piattaforma NANO (ex XRB). Nel corso delle indagini, però, gli investigatori hanno scoperto che lo stesso amministratore della piattaforma era coinvolto nella truffa.
La Polizia Postale, infatti, avrebbe accertato che F.F. avrebbe volontariamente lasciato “scoperta” la piattaforma, evitando di installare gli aggiornamenti pubblicati dal Team Nano Developers per correggere la falla di sicurezza.
I risultati delle indagini, condotte in collaborazione con l’FBI e del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni di Roma, configurano uno schema in cui lo stesso gestore avrebbe in pratica consentito agli hacker di sfruttare il bug per distrarre i fondi di 230.000 utenti. In totale le somme rubate ammonterebbero a 11.500.000 XRB, equivalenti a circa 120.000.000 di euro.
A confermare i sospetti su F.F., però, sarebbero state alcune operazioni da lui compiute solo tre giorni prima di presentare la denuncia. Il gestore di BITGRAIL, infatti, avrebbe trasferito su un suo conto personale 230 Bitcoin (per un valore di circa 1,7 milioni di euro) da alcuni conti della piattaforma, cercando poi di svuotare il conto convertendoli in moneta corrente.
Un tentativo bloccato dalla magistratura, che ha sequestrato il denaro e bloccato i conti della piattaforma di criptovalute prima di procedere al fermo del sospetto. L’uomo è adesso accusato di frode informatica, auto-riciclaggio e bancarotta fraudolenta.
L’operazione della Polizia Postale ha consentito, infine, di sequestrare una quantità di beni dell’indagato che coprono l’esposizione debitoria (120 milioni di euro) nei confronti degli utenti truffati.
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