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Lug 20, 2020 Marco Schiaffino Gestione dati, In evidenza, Leaks, Mercato, News, RSS, Scenario, Vulnerabilità 0
Si chiama UFO VPN e offre una connessione “sicura” a prezzi davvero convenienti: 3 euro al mese per navigare su Internet in completo anonimato e con la garanzia di affidarsi a un servizio che segue la politica del “no log”, cioè non tiene traccia dei siti visitati dai suoi utenti.
Peccato che UFO VPN non solo registri regolarmente la cronologia di navigazione dei suoi utenti, ma li abbia conservati in chiaro in un database ElastiSearch esposto su Internet senza alcun sistema di autenticazione per l’accesso. In altre parole: i dati degli iscritti a UFO VPN sono stati accessibili a chiunque.
Ad accorgersene sono stati i ricercatori di Comparitech, che in un post pubblicato sul Web hanno denunciato la “dimenticanza” della società con sede a Hong Kong.
Dopo la segnalazione, UFO VPN ha eliminato il server, giustificando la sua esposizione senza alcuna misura di sicurezza con dei problemi legati alla pandemia da Covid-19, che avrebbe in qualche modo “impedito” ai suoi tecnici di gestirlo in maniera appropriata.
Al di là dell’incredibile pasticcio, di cui purtroppo ci sono numerosi precedenti, il vero problema è la tipologia di dati che erano memorizzati nel server.
Il database, contenente 894 GB di dati, sembrava contenere i log di tutti gli utenti di UFO VPN, sia quelli che usufruiscono del servizio gratuito, sia quelli abbonati al servizio a pagamento. Si tratta di più di 20 milioni di persone, i cui dati personali, metodi di pagamento e indirizzi IP potevano essere consultati da chiunque. Non solo: il server conteneva anche le credenziali di accesso al servizio in chiaro.
Insomma: milioni di utenti che hanno scelto un servizio che avrebbe dovuto proteggere la loro privacy online si sono trovati a subire un clamoroso leak di informazioni sensibili che, stando a quanto si legge sulle condizioni di utilizzo della VPN, non avrebbero nemmeno dovuto essere raccolte.
UFO VPN, però, è in buona compagnia. Un report pubblicato da VPNmentor dimostra infatti che lo stesso comportamento ha interessato FAST VPN, Free VPN, Super VPN, Flash VPN, Secure VPN e Rabbit VPN.
Secondo gli analisti non si tratterebbe di un caso: tutti e sette i servizi farebbero riferimento allo stesso sviluppatore. Si tratta di Dreamfii, sviluppatore specializzato in VPN che, però, somigliano molto di più a uno spyware.
Visto e considerato che tutti i dati sul traffico vengono registrati su un server che non ha alcuna protezione, le affermazioni di Dreamfii, riguardanti crittografia “di livello militare” e la garanzia di non registrare i log, appaiono per quello che sono. Una patetica (e pericolosa) buffonata.
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