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Giu 26, 2020 Giancarlo Calzetta Approfondimenti, In evidenza, Mercato 0
Nel continuo movimento di consolidamento che caratterizza il settore della sicurezza informatica, con aziende molto grandi che acquistano start-up o colossi che passano di mano in operazioni multi miliardarie, ci si trova spesso a chiedersi se le cose andranno per il verso giusto o se le sovrapposizioni non rischino di avere conseguenze negative.
Nel caso di WatchGuard che compra Panda Security, sembra che i rischi siano davvero ridotti al minimo, mentre le opportunità siano molte soprattutto per il canale di vendita. Fabrizio Croce, il responsabile Sud Europa di WatchGuard, infatti è molto positivo su tutta l’operazione e durante una intervista esclusiva ci ha spiegato passo passo perché.
Innanzitutto, è bene specificare che l’acquisizione è stata totale: WatchGuard ha comprato marchio, asset, personale e tecnologie dell’azienda spagnola. Ma perché l’ha fatto?
“Il motivo” – ci dice Fabrizio Croce – “è semplice: con l’acquisizione di Panda Security, WatchGuard va a colmare un gap tecnologico, quello della mancanza di una soluzione end-point EDR completa. Ovviamente, ci portiamo in casa anche altre tecnologie e prodotti che troveremo il modo di mettere a frutto e che faranno bene al nostro portafoglio”.
In effetti, l’operazione ha incluso anche la parte consumer di Panda Security, che appartiene a un mercato estraneo all’esperienza WatchGuard, ma che non verrà dismesso.
“La parte consumer” – conferma Croce – “verrà mantenuta esattamente com’è e gestita dal team di Panda che se n’è occupata in passato. Qui in Italia non c’era neanche una struttura dedicata, quindi per noi cambia poco”.
I team delle due aziende verranno ovviamente consolidati in una struttura unica, ma Croce non vede grandi problemi in quanto la sovrapposizione era molto limitata. Dal momento che i prodotti di riferimento sono molto diversi e complementari, non dovrebbero esserci scossoni anche se, ovviamente, tutti faranno capo al country manager italiano di WatchGuard.
All’estero si dovrà lavorare un po’ di più perché Panda ha una presenza diretta su alcuni grandi clienti, ma in Italia passava già tutto dal canale e quindi le dinamiche resteranno molto simili a quelle attuali.
Dal punto di vista del mercato, c’è una certa identità di vedute. Entrambe le aziende nel nostro Paese fanno il grosso del fatturato sulle PMI, ma il fatto che il portafoglio prodotti sia così diverso apre delle grandi opportunità al canale.
“I nostri rivenditori” – spiega Croce – “hanno visto con grande ottimismo questa fusione. Il motivo è che solo il 10% dei rivenditori delle due aziende lavoravano già con i due marchi, mentre gli altri andranno a trovarsi nella posizione di poter proporre ai loro clienti una soluzione più completa e integrata. Questo, di solito, piace molto a chi deve usare i prodotti di sicurezza ed è un vantaggio enorme per noi, tanto che il canale ci sta facendo pressione per uniformare prima possibile l’offerta e includerla nella nostra piattaforma nativamente”.
Da un punto di vista operativo, i rivenditori WatchGuard possono iniziare praticamente da subito a vendere i prodotti Panda tramite un programma di canale che si chiama Early Access Program. Croce prevede che entro 90 giorni i listini saranno unificati e che per l’inizio del 2021 i prodotti Panda saranno completamente integrati nella piattaforma WatchGuard.
Si vede qualche rischio all’orizzonte per questa operazione che sembra quasi troppo bella per essere vera?
“Di rischi” – dice Croce – “ne vedo davvero pochi perché le due aziende sono davvero complementari. Quello che ci preoccupa un po’ è il COVID che ha segnato profondamente il mercato. Noi siamo in posizione privilegiata e anche nei momenti più difficili arrivavano ordini e richieste mosse dalla trasformazione che le aziende stanno affrontando, ma cosa succederà poi? Sicuramente ci saranno delle conseguenze nel mercato, ma speriamo riesca a recuperare bene. Una preoccupazione secondaria è, invece, quella della fusione delle ‘mentalità’. Panda Security è un’azienda spagnola, molto snella, che sicuramente dovrà affrontare il nodo di integrarsi in un modo di lavorare ‘americano’, fatto di procedure pervasive e super strutturazione. Un bel cambiamento rispetto al modo di lavorare attuale, ma verrà assimilato che col tempo.”
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