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Dic 10, 2019 Marco Schiaffino In evidenza, News, RSS, Scenario 0
La Cina “dichiara guerra” ai prodotti Made in USA e lo fa attraverso una direttiva che prevede per gli uffici pubblici e governativi l’abbandono di hardware e software prodotto negli Stati Uniti entro il 2022. Il provvedimento, che in realtà risale alla scorsa primavera, è stato reso pubblico dal Financial Times.
La direttiva, entro i confini cinesi, è conosciuta come 3-5-2, un nomignolo affibbiatole a causa della progressione prevista: riduzione del 30% dei dispositivi e software Made in USA nel 2020, del 50% nel 2021 e del rimanente 20% entro la fine del 2022.
La normativa non si applica per le aziende “private” con sede in Cina e, fanno notare gli esperti, le sue tempistiche coincidono con l’iniziativa annunciata proprio a maggio e che prevede la creazione di un sistema operativo “fatto in casa” che andrebbe a sostituire Windows.
Ma quali sono le motivazioni di questa clamorosa iniziativa? Ufficialmente le motivazioni sono legate alla sicurezza. Le autorità cinesi, infatti, considererebbero qualsiasi prodotto tecnologico (hardware o software) prodotto negli USA un potenziale rischio per la cyber-security.
Non è escluso, però, che la logica sia anche dettata dagli sviluppi della guerra commerciale in corso tra le due super-potenze. L’amministrazione di Donald Trump ha infatti dimostrato in più occasioni di avere il “grilletto facile” per quanto riguarda i bandi commerciali.
E se i blocchi imposti alle aziende cinesi (prima tra tutte Huawei) hanno dimostrato di non avere una grande efficacia, un eventuale blocco commerciale che impedisse alle aziende statunitensi di vendere prodotti e servizi alla Repubblica Popolare Cinese potrebbe creare qualche problema, soprattutto nella pubblica amministrazione.
La mossa di Pechino, quindi, potrebbe essere un modo per acquisire una forma di indipendenza dagli USA e mettersi al riparo da eventuali problemi legati a una mossa del genere.
A fare le spese della nuova politica autarchica Made in China saranno principalmente aziende come Dell, HP e Microsoft. Ad avvantaggiarsene, probabilmente, Lenovo.
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