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Ott 17, 2018 Marco Schiaffino News, RSS, Scenario, Vulnerabilità 0
Non c’è bisogno che un sito Internet sia particolarmente frequentato o famoso per finire nel mirino di un pirata informatico. Nell’ottica di un cyber-criminale, qualsiasi sito Web è un potenziale asset da utilizzare nella sua attività.
Il meccanismo è così oliato da prevedere una vera filiera, in cui i pirati fanno strage di siti e rivendono sul mercato nero (ne abbiamo parlato anche in questo articolo) l’accesso ai server compromessi.
Il modus operandi di questi “cacciatori di siti” è sempre lo stesso: non appena viene individuata una vulnerabilità su una piattaforma collegata alla gestione dei siti Internet, si lanciano in veri e propri attacchi “a tappeto” puntando a fare quante più vittime possibile.
La cronaca recente dimostra che, già in condizioni normali, sono in grado di colpire centinaia di siti ogni volta che gli si presenta l’occasione. Tra meno di tre mesi, però, il panorama potrebbe diventare ancora più fosco.
Dal primo gennaio dell’anno prossimo, infatti, il supporto per le versioni 5.x di PHP (la versione più recente disponibile ora è la 7.1.23) che non riceveranno più aggiornamenti di sicurezza. Peccato che, a oggi, i siti Internet che girano su Web server con PHP 5 siano il 62% del totale.

Questo significa che un numero impressionante di siti Internet rischia di rimanere “scoperto” nei confronti di ogni nuova vulnerabilità che emergerà nei prossimi mesi. E non è necessario che siano i pirati informatici a scovare qualche bug che possa essere sfruttato.
Visto che le vulnerabilità individuate in una nuova versione di un software o di una piattaforma affliggono solitamente anche le versioni precedenti, ai cyber-criminali basterà mettersi comodi e aspettare gli alert relativi ai nuovi bug scoperti in PHP 7, che nella nuova versione verranno corretti e in quelle vecchie no.
A complicare la situazione c’è il fatto che anche gli sviluppatori dei CMS (Content Management System), che possiamo considerare come posizionati a un livello appena superiore a PHP, non stano certo spingendo per forzare la mano agli utenti nell’aggiornamento.
Se Drupal ha finalmente come requisito minimo PHP 7, gli altri due “giganti” del mondo CMS (WordPress e Joomla) continuano a supportare le versioni 5.x della piattaforma.
Insomma: se qualcosa non cambia (e in fretta) corriamo il rischio di assistere a un vero massacro. Per il momento, l’invito a chi legge questo articolo è di attivarsi per aggiornare subito a PHP 7.2, che ha in prospettiva ancora 24 mesi di supporto di sicurezza.
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