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Ago 01, 2018 Marco Schiaffino Gestione dati, Intrusione, Leaks, News, RSS, Scenario 0
Le rivelazioni di Edward Snowden hanno permesso all’opinione pubblica mondiale di venire a conoscenza dei sistemi di intercettazione e sorveglianza di massa usati dal governo degli Stati Uniti.
La vicenda, però, ha anche acceso i riflettori su un altro aspetto: la carenza nei sistemi di sicurezza di uno degli enti più potenti sul territorio statunitense. La National Security Agency (NSA), infatti, non è stata in grado di accorgersi del fatto che un suo agente stava portando fuori dalla sede informazioni riservate.
A distanza di 5 anni dal clamoroso leak, arriva un documento che dimostra come l’NSA non abbia fatto nulla (o per lo meno non abbia fatto abbastanza) per impedire che un episodio del genere si ripeta.
Il rapporto, pubblicato in seguito a un processo di audit dei sistemi di sicurezza (la versione originale si può scaricare a questo indirizzo) non contiene ovviamente informazioni riguardanti gli aspetti top secret o più “sensibili” del funzionamento dell’agenzia, ma contiene degli spunti interessanti.
Vi si legge, per esempio, che i piani dei sistemi di sicurezza sono “spesso inaccurati e/o incompleti” e che all’interno dei data center non sono stati implementati in maniera corretta i controlli che dovrebbero impedire l’accesso di impiegati non accompagnati da un collega.
Questo edificio contiene immense informazioni riservate e chissà quali segreti. Ma a quanto pare i sistemi di controllo è sicurezza sono tutt’altro che all’altezza…
Ciò che sorprende di più, però, è che dalle parti dell’NSA non avrebbero nemmeno messo in atto norme minime di sicurezza come la scansione delle unità rimovibili (e in particolare le chiavette USB) per l’individuazione di possibili malware.
Una procedura che ormai è abituale per quasi tutte le grandi aziende private, che in alcuni casi sono addirittura arrivate a proibire l’uso delle chiavi di memoria proprio a causa dei rischi legati al loro utilizzo, sia in chiave di attacchi con malware, sia per la possibilità che vengano usate per rubare informazioni sensibili.
Insomma: il quadro complessivo (tenuto conto anche di quanto è stato probabilmente omesso nel rapporto per “ragioni di sicurezza nazionale) è desolante. Almeno per il momento, il prossimo Edward Snowden potrebbe trovarsi davanti la strada spianata.
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