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Mar 06, 2018 Marco Schiaffino Attacchi, Malware, News, RSS 1
Dopo l’era dei ransomware è il turno della cripto-valuta. La nuova moda tra i pirati informatici è quella di compromettere computer e siti Web per inserire i loro miner e generare moneta digitale sfruttando la potenza di calcolo delle macchine compromesse.
Come riporta Kaspersky, il fenomeno è in crescita e tra gli attori in campo ci sono anche i migliori professionisti del settore, che usano strumenti normalmente utilizzati per il cyber-spionaggio.
I dati raccolti da Kaspersky sulla base dei suo utenti indica una crescita costante nell’uso di miner inseriti all’intero dei malware.
Stiamo parlando delle cosiddette APT (Advanced Persistent Threat) cioè di quegli “impianti” che permettono ai pirati informatici di controllare i computer per lunghi periodi di tempo passando inosservati. Un genere di malware che normalmente viene utilizzato per lo spionaggio ma che, applicato al crypto-jacking, sembra dare risultati eccezionali.
Secondo i ricercatori di Kaspersky infatti, uno di questi gruppi (battezzato Group One) sarebbe riuscito a intascare la bellezza di 7 milioni di dollari in 6 mesi.
Per farlo, i cyber-criminali hanno creato una botnet composta da 10.000 macchine (normali PC e server Linux) che lavorano 24 ore su 24 per generare Monero, la cripto-valuta più apprezzata dai pirati informatici.
Group One punterebbe a compromettere i computer che hanno un qualche tipo di vulnerabilità conosciuta, come EternalBlue, la stessa utilizzata da WannaCry.
Diverso invece l’approccio di una gang concorrente, chiamata nel rapporto solo con il nome di Group Two, che avrebbe messo a segno invece una serie di attacchi mirati per reclutare nella sua botnet solo computer specifici, evitando per esempio di colpire i PC degli amministratori IT, che potrebbero facilmente accorgersi che qualcosa non va.
Insomma: il business dei miner va alla grande e la conferma arriva dal fatto che nel Dark Web sono in vendita software customizzati che i pirati informatici possono acquistare per inserirli nei loro trojan.
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One thought on “La botnet genera cripto-moneta e i pirati intascano 7 milioni di dollari”